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Recensione:
Un volume di Giovanni Matteo Allone
“Il caso Izoard” giallo mai risolto
Correva l’anno 1955. Messina faticosamente si lasciava alle spalle le rovine dell’ultima guerra, avviandosi verso la completa rinascita. La gente aveva voglia di dimenticare e di divertirsi. L’Irreramare, il Teatro dei Dodicimila, piazza Cairoli, il viale San Martino, fervevano di vita. Col festival cinematografico la città schiumava di mondanità con divi di richiamo internazionale. Erano in tanti i beniamini della celluloide. Tra i più noti ricordiamo: Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Anna Magnani, Sophia Loren, Vittorio Gassman, per limitarci ad alcune delle glorie nostrane. Il turismo ferveva e la buona stella di Taormina rifulgeva sul Mediterraneo. Improvvisamente una tragica notizia con epicentro la spiaggia di Mazzarrò. L’anno si avvia al compimento, quando in un livido dicembre, col cielo che a sprazzi si colorava d’azzurro, nel mare d’Isolabella, una giovane ebrea polacca muore annegata. Si chiamava Orlowaska Boleslava Balmat, reduce dai campi di sterminio nazisti. La tragedia si maturò durante una gita in barca con a bordo, oltre alla malcapitata, il suo amante, il parigino Roger Izoard e un cane lupo di nome Wolf. Pietà a parte, il fatto di cronaca veniva frettolosamente archiviato, come un evento voluto dal destino. Se non che, qualche giorno dopo, la polizia francese inviava un telegramma alla Procura della Repubblica di Messina con l’invito di trattenere per accertamenti l’amante della donna, perché trattavasi di noto truffatore, già condannato dal Tribunale della Senna. Sul sospetto che la morte della Balmat non fosse accidentale, gravava un’assicurazione sulla vita di lei, che prima della partenza per la Sicilia, il parigino aveva stipulato in proprio favore. Nasceva così il Caso Izoard , che per qualche anno avrebbe appassionato la popolazione siciliana e non solo, e che ancora oggi vive nella memoria di tanti. Infatti il processo, celebratosi a Messina, che trascinò sul banco degli imputati l’amante della donna, fu paragonato, per interesse e clamore suscitati, al Caso Montesi, di poco antecedente. Quest’ultimo era stato uno dei primi processi-spettacolo del Novecento, per il rilievo del protagonista e per le implicazioni internazionali, essendo coinvolti personaggi di alto livello. Monsieur Izoard si vantava di essere stato l’amante di Evita Peron, di Barbara Hutton, di una delle sorelle Patino, figlie del re del piombo, di Martine Carol, che doveva all’amico la sua fortuna cinematografica. Giovanni Matteo Allone, nel suo Il caso Izoard (Ed Parentesi, Messina 2003, euro 12,50), riesamina e analizza minuziosamente il clamoroso fatto giudiziario. L’autore, spulciando fra le carte dei vari processi, di primo e secondo grado, svolge un’accurata indagine. Tramite i giornali dell’epoca, mette in rilievo il comportamento del francese prima, durante e dopo l’annegamento della Balmat. Inoltre, senza voler esprimere giudizi di sorta, avanza alcune perplessità sulle cause del movente di un ipotetico assassinio tutto da accertare. E’ da tenere in conto, che Izoard, dopo la condanna nel giudizio di primo grado, fu assolto in secondo grado per insufficienza di prove, assoluzione confermata negli anni successivi in Cassazione. Altri e gravi motivi potevano sussistere alla radice dell’eventuale delitto, che non furono tenuti in considerazione, nonostante l’onesta e rigorosa ricerca degli investigatori dell’epoca. Izoard aveva in passato collaborato con i nazisti, tenuto rapporti d’affari con i dittatori dei paesi dell’America del Sud, perciò gravi accuse pendevano contro di lui. La Balmat frequentava in Francia e in Svizzera personaggi di spicco internazionale e poteva essere venuta a conoscenza di fatti torbidi e illegali. Allone con somma perizia e sagacità psicologica fa rivivere i protagonisti del tempo: l’imputato, la sua amante, gli investigatori, i testimoni, i giudici, i giornalisti che si occuparono della vicenda, la stessa città di Messina, attivamente coinvolta e informata dalla stampa. Ne viene fuori un vivido spaccato dell’epoca. Nelle pagine del libro acquistano spessore personaggi, come i pubblici ministeri Scisca e Cavallari, i presidenti delle Corti, Toraldo e Cananzi, gli avvocati: Cassinelli, sen. Luigi Ragno e Faranda. Quest’ultimo produsse un film sull’argomento, intitolato: L’altro piatto della bilancia, che soffrì di mancanza di distribuzione. L’allora cronista Nino Calarco, tratteggiò Izoard: Alto e macilento, le pieghe amare agli angoli della bocca stirata in un sogghigno, con le borse sotto gli occhi, la fronte lucida e prominente, sul volto scarno e grinzoso… . Enzo Grasso, corrispondente della Gazzetta del Sud, riportò da Ginevra (dove si trovava come turista) la descrizione che della Orlowska fece il marito Balmat: Creatura bizzarra, contraddittoria, ora dolcissima e amorevole come una bimba smarrita, ora egoistica, dispotica e crudele, sempre seducente e sconcertata, come solo sono capaci di esserlo le donne che hanno nelle vene sangue slavo. Biagio Belfiore, il 9 dicembre 1955 aggiorna i lettori sugli sviluppi della tragica vicenda. Silvestro Prestifilippo, sempre sul quotidiano cittadino, infittisce il giallo commentando: Risulterebbe che altre tre donne in precedenza siano morte misteriosamente, essendo sempre presente, unico testimone, lo stesso individuo. A informare i lettori della Gazzetta del Sud collaborarono pure Gianni Morgante, per la cronaca cittadina, e Paolo Domiziani, corrispondente da Losanna. Il caso Izoard, comunque, rimane ancora oggi un mistero, uno dei misteri italiani fra i tanti del Novecento e che avvince. La struttura coinvolgente impressa alla ricostruzione del processo giudiziario potrebbe lasciar pensare a una storia romanzata, purtroppo i fatti narrati sono realmente accaduti. L’autore, ha aggiunto di suo una sentita partecipazione emotiva, compenetrandosi soprattutto nella sorte della donna, un’infelice che non meritava tanta tragica fine. Il libro dedicato all’umana pietà, come riassume la frase, che apre il sipario sul tenebroso intrigo. Domani martedì al Rotary Club di Messina il libro sarà presentato da chi scrive e dal cronista di allora, Nino Calarco.
Geri Villaroel
Gazzetta del Sud – Lunedì 9 giugno 2003
Editrice “Parentesi”