… QUESTA NOSTRA “CARA” “CALDA” SICILIA
Vi proponiamo in questo numero uno spaccato estivo attraverso immagini, tradizioni e alcune cose belle della Città peloritana anticamera dell’antica Trinacria, e dintorni, che però ha un turismo fortemente condizionato da un non- bilanciato rapporto costi- servizi.
di Filippo Briguglio
L’estate è la stagione dell’immaginifico. Che per taluni si materializza nella ricerca di novità, di divertimento a tutti i costi, purchè sia veramente qualcosa di diverso, per altri si stempera nella riposante certezza dell’appuntamento con le “solite” cose estive.
Così l’estate, considerato il periodo di ferie per antonomasia, è ogni anno un pout-pourri dove ce n’è per tutti: sagre, manifestazioni cultural-ricreative nelle città sempre più spopolate o nelle località di villeggiatura sempre più affollate, notti tirate senza limiti sino all’alba, incontrarsi sotto il sole cocente in riva al mare o fuggire verso la frescura di collina o di montagna, ritrovarsi dopo un anno di lontananza per parlarsi anche nelle case che si riempiono talvolta fino all’inverosimile tra gli odori e i sapori di una tradizione ritrovata.
L’estate è tutto questo. Cose nuove e cose di sempre, vissute e rivissute, in un rinnovato fascino di rassicurante ripetitività.
Nella calura del cielo estivo velato per l’umidità l’esercito dei vacanzieri vive le “sue” vacanze nella tacita aspettativa di trarne ancora una volta, comunque, un diversivo che possa ricaricare per affrontare,quando tutto finisce, la solita routine.
Quest’anno, questa estate è cominciata in ritardo e, certo, stranamente. I capricci metereologici hanno avuto un ruolo determinante nello scombinare progetti e attese, ma i recenti luttuosi fatti di cronaca hanno innegabilmente creato un sottile filo di tensione che ha rattristato gli animi di quanti, dopo un anno di lavoro, fantasticavano su un’estate che potesse cominciare prima e all’insegna della gaiezza, e turbative in quanti, tanti, hanno mutato in conseguenza il loro itinerario vacanziero dirottandosi verso altre mete.
Eppure la nostra isola, martoriata da eventi criminosi che la offendono e, ancora una volta, la penalizzano crudelmente e ingiustamente, rimane, pur se non molto competitiva nei prezzi e nelle strutture, una delle mete per chi ama il mare ed il sole a volontà.
E come si sono organizzati a Messina, porta della Sicilia nell’incanto dello Stretto, ed il suo hinterland che comprende molte località turistiche meta, ogni anno, di frotte di vacanzieri?
Milazzo, le isole Eolie, Tinadari, Capo d’Orlando, Capo Calavà, Taormina, Giardini, Letojanni, S.Alessio Siculo fino alla lontana Tusa, che segna il confine tra la provincia messinese e quella palermitana, solo per citare alcune località e poi tanti altri paesi dell’entroterra, luoghi incontaminati e misconosciuti, sono tra i punti di approdo per le chances turistiche della nostra provincia delle vacanze.
Messina, “nell’ottica lungimirante dei suoi amministratori”, ha atteso che iniziasse il flusso turistico, anche se prevalentemente di passaggio, per rifarsi, almeno uno pseudo –lifting di facciata.
Solo l’operazione spiagge pulite, grazie soprattutto ad un’opera di volontariato, sembra aver dato i suoi frutti restituendo ai bagnanti i litorali verso il Faro e verso la zona jonica. Così la città si appresta ad offrire le manifestazioni che scandiscono il ritmo della sua estate: serate musicali e culturali (appendice delle manifestazioni di Taormina Arte) all’aperto nelle piazze e nelle ville pubbliche cittadine, e quest’anno, per la prima volta, il teatro proposto nel cortile dell’antico Monte di Pietà riaperto al pubblico, fanno da prologo e da intermezzo ai soliti appuntamenti -clou dell’agosto cittadino.
La Fiera Campionaria Internazionale, il rito dell’antica processione dei Giganti, Grifone (che la tradizione popolare vuole sia il fondatore di Zancle, cioè Messina)e la sua consorte Mata,una geniale e robusta contadina del villaggio Camaro, colossi di cartapesta su cavalli, anch’essi di cartapesta, portati trionfalmente in giro per la città a suon di musica qualche giorno prima di Ferragosto, e poi lasciati sino alla fine del mese di fronte al Municipio alla vista dei turisti; la processione della Vara, dedicata alla Madonna Assunta al cielo, che si svolge il 15 agosto, in un misto di sacro e profano, con i devoti che, vestiti di bianco e a piedi scalzi, tirano con due funi lungo le strade bagnate, al grido di “Viva Maria”, una singolare macchina sui cui sostegni, disposti in forma piramidale, sono oggi issate delle figure a memoria degli angeli e della Vergine che, nei secoli scorsi, erano interpretati da persone reali, tra le quali bambini.
Si ripetono anche i tradizionali riti culinari: “u’ jadduzzu”, e “a pasta ‘ncaciata” il giorno di Ferragosto, “u’ muluni russu”, “u’ pisci spada”, “u’ stoccu a gghiotta”, a pignulata” che sono, per il turista, autentiche ghiottonerie e, per chi ritorna,il sapore di casa.
Nei dintorni di Messina si incontrano tanti villaggi. Percorrendo il litorale marino, a Sud, troviamo un selciato di lunghe spiagge ghiaiose e spaziose e, a monte di esse, paesini o Casali, anch’essi ricchi di storia e di tradizioni che durante i mesi invernali vivono la loro dimensione di letargo paesano per trasformarsi, d’estate, in vivacissimi centri d’incontro. Per i giovani tra giovani, per gli anziani tra residenti ed emigrati che tornano. A segnare momenti di sacralità religiosa, sagra paesana, business per i venditori ambulanti, occasioni di fidanzamenti, contribuiscono le feste.
Ne segnaliamo una che si conclude la prima domenica del mese di luglio, ma inizia con la processione la sera precedente: la Madonna delle Grazie che si venera nell’omonimo santuario, sito in cima ad un poggio isolato che domina il paese di Giampilieri.
Per i più intraprendenti che volessero procedere verso mete più alte indichiamo il “regale” Monte Scuderi (1253 m.) con le sue pendici boschive.
E via via scendendo lungo il litorale si incontrano centri come, tra gli altri, S.Alessio Siculo dominato dal castello, antica fortezza che potrebbe risalire alla prima metà del ‘300, che svetta sulla cima orientale del capo, a picco sul mare; Letojanni per giungere sino alla più nota Giardini – Naxos e alla famosa Taormina, la “perla dello Jonio”, centro di richiamo internazionale per il turismo.
Di quest’ultima, unica dolente nota, una non sempre adeguata politica organizzativa legata ai prezzi, non orientata nel senso della competitività e di un bilanciato rapporto costo-servizi, che ha contribuito in questi ultimi anni, ad un esodo di turismo soprattutto tedesco-americano.
Ciò è, di conseguenza, ad esempio un forte deterrente anche per lo sviluppo che una Rassegna Internazionale come quella di Taormina Arte, giunta quest’anno alla trentottesima edizione, dovrebbe avere e che non riesce ad avere per lo scollamento tra l’organizzazione della manifestazione e le strutture locali incapaci di gestire al meglio, e per tempo, le potenzialità che da questo appuntamento culturale estivo potrebbero scaturire.
Ritornando al problema della competitività e di un bilanciato rapporto costo-servizi, analoga dolente nota rappresenta l’arcipelago eoliano, detto delle sette sorelle. Ma con più fortuna, perché nonostante la tangibile costante disorganizzazione e gli eccessivi costi, il turista, affascinato e calamitato dalla magia di luoghi nei quali si immerge con spirito liberatorio, quasi selvaggio, (e il variegato panorama umano di chi parte per le isole nel quale ci si imbatte agli imbarcaderi di Milazzo lo dimostra), continua a privilegiare il rapporto diretto con una natura ancora incontaminata, quasi in tutte le isole, posponendo così alla bellezza del mare e all’incanto dei posti il deficit di un’ospitalità che finisce con il passare, pur con le sue carenze, in secondo piano.
Per chi volesse, invece, intraprendere, per esempio, un itinerario archeologico, seppur breve, citiamo Tindari, con i suoi scavi ed il teatro greco, Patti, con la sua villa romana, e più distante Tusa, l’antica Alaisa Arconidea, fondata nel 403 a.C., le cui rovine sono disseminate nella valle a testimonianza della sua storia secolare .
A chi, come noi, è, invece, obbligato a restare in città non resta altro che carpire momenti d relax negli scorci dei caldi pomeriggi o approfittare dei week-end andando a sdraiarsi sulle spiagge limitrofe alla città, dove da Briga Marina a Torre Faro, ci si può immergere nel blu del mare dello Stretto immaginando altri lidi e viaggiando con la fantasia.
Filippo Briguglio
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anno IV n.19
luglio- agosto 1992