Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

“Parentesi” Le nostre INTERVISTE A colloquio con GINO RISTAGNO – A MESSINA “QUESTO RISANAMENTO S’HA DA FARE…”

A colloquio con Gino Ristagno, capogruppo consiliare del PSI
di Filippo Briguglio

Tra scetticismo, incredulità e sospetto diffusi in un’opinione pubblica sempre più disillusa sulla possibilità di vedere finalmente concretizzati nell’interesse collettivo progetti di riorganizzazione, sta per prendere avvio, dopo una fin troppo lunga gestazione, uno dei progetti più ambiziosi tra quelli che possono migliorare la qualità della vita nella città.
Il risanamento di Messina è un’operazione complessa e radicale che, se attuata con cura ed onestà, potrà realmente contribuire a trasformare positivamente una città, la nostra, dove il turismo non riesce a decollare, l’economia langue, la vita cittadina è caotica, dove le iniziative nascono asfittiche o si rivelano improvvisate.
Sull’argomento si sono spesi fiumi di parole, che hanno sortito più l’effetto di gratificare i vari oratori che quello di convincere il cittadino della efficacia e della realizzazione in tempi brevi di questa ricostruzione, palesemente quanto mai necessaria, ma sinora soltanto oggetto di interminabili discussioni.
Per chiarire i termini della questione, ne parliamo con Luigi Ristagno, sensibile ed attento amministratore, capogruppo PSI al consiglio comunale.
«Il risanamento di Messina è un’operazione molto vasta e complessa che ha richiesto e richiede molta attenzione e grande impegno da parte di diversi attori: dell’amministrazione comunale, del governo regionale, che ha devoluto allo scopo 500 miliardi nell’arco di cinque anni a partire dal 1990 (ma non si esclude che vi possano essere ulteriori interventi economici – legge 457 per i piani di recupero, finanziamenti CEE), dell’I.A.C.P. cui la legge demanda, per attuare l’operazione di risanamento, il processo di ristrutturazione di vaste aree della città.
L’operazione di risanamento è considerata non soltanto come un’iniziativa finalizzata alla riqualificazione delle aree dove insistono le baracche, ma come un elemento importante del piano  nel quale ha trovato collocazione il progetto di riperimetrazione delle aree (oggetto di una recente delibera consiliare alla fine dello scorso mese di settembre), che tenga conto non solo delle aree destinate alle opere di urbanizzazione primaria (luce, scarichi fognanti, strade), già precisate nella proposta di variante al PRG approvato dal consiglio comunale, ma anche delle opere di urbanizzazione secondaria: spazi verdi, dotazione di servizi (scuola, spazi per il tempo libero, strutture sanitarie e parasanitarie). Soprattutto, essa si propone di realizzare (secondo le direttive CEE) un equilibrio tra la parte cementificata e gli spazi fruibili dalla collettività. Si tratta di un’operazione di grande respiro, che è stata approvata nei tempi previsti; ora il Comune deve affidare gli incarichi per la redazione dei piani particolareggiati (che indicheranno la collocazione e la distribuzione dei servizi già individuati), i quali dovranno essere presentati all’I.A.C.P. entro, e non oltre, il gennaio 1991: da quel momento in poi la competenza esecutiva passerà all’ente locale.
Tuttavia, poiché il problema del risanamento viene affrontato nell’ambito della revisione dello strumento urbanistico, del quale costituisce una componente rilevante perché rientra nella riqualificazione complessiva del territorio tracciata dalla variante al PRG, il Comune dovrà vigilare affinché vengano puntualmente rispettati gli schemi delineati, sì che questa occasione diventi efficace  ai fini del  rilancio architettonico ed urbanistico della nostra città».

Da cosa scaturisce questa esigenza di radicale ristrutturazione?
«Il risanamento di Messina attiene ad una specificità della nostra città1. È conseguenza, infatti, di due nefasti eventi di grandissimo rilievo: il terremoto del 1908, che la rase quasi completamente al suolo, e gli avvenimenti bellici della seconda guerra mondiale che ebbero conseguenze tali da porre la città di fronte alla necessità di procedere a delle ristrutturazioni.
Si costruirono case basse, le cosiddette “casette ultrapopolari”, e fabbricati leggeri in muratura per sopperire all’esigenza abitativa che le conseguenze del terremoto, aggravate dall’evento bellico del secondo conflitto mondiale, imponevano all’attenzione delle amministrazioni. In tutto questo lasso di tempo, più di ottanta anni, alla ricostruzione iniziata alla fine del primo decennio del secolo si sono accompagnati episodi di abusivismo dovuti a chi, pur non essendo proprietario di una casa danneggiata, ha edificato la “baracca” per cogliere l’opportunità di entrare in possesso di un’abitazione. Questo fenomeno è andato ingigantendosi negli ultimi decenni, a partire dagli anni ’60».

Cosa si intende per risanamento?
«Risanamento, in poche parole, significa recuperare le casette ultrapopolari, che vennero via via costruite dalle amministrazioni, e tutte le baracche, alcune rispondenti ad esigenze legittime, altre frutto di speculazione, per restituire ad ampissimi spazi del nostro territorio requisiti tali da consentire alla popolazione di vivere civilmente».

Come si attuerà il risanamento? Quali i tempi e le modalità di realizzazione?
«L’operazione ha avuto inizio con un censimento delle baracche eseguito da tecnici del Comune e dell’I.A.C.P. in collaborazione con i vigili urbani. Sono state censite 4600 tra casette popolari e baracche, che con i corpi aggiunti equivalgono ad una capienza di 4860/4870 abitazioni.
Per affrontare il problema in tutti i suoi aspetti, il Comune si è dotato di un “Ufficio Risanamento” al quale è stato affidato il compito di individuare le zone (sono 68) in cui esistono baracche, di qualunque tipo, ed abitazioni più che fatiscenti; sono state perimetrate sette aree da destinare alla costruzione di case e ai servizi di urbanizzazione primaria e secondaria.
Attraverso l’attuazione dei piani particolareggiati (che assicurino la corretta disposizione delle case e l’adeguata distribuzione dei servizi primari e di quelli per il tempo libero) si procederà allo sbaraccamento totale. A titolo esemplificativo, consideriamo la zona a ridosso del campo sportivo Celeste, nella quale sono state demolite dodici baracche e sono stati edificati al loro posto cinquanta alloggi. Avendo acquisito queste abitazioni, procederemo alla demolizione delle baracche contigue, avendo già trasferito nell’isolato costruito gli aventi diritto, compresi gli occupanti dei corpi aggiunti (che sono complessivamente 39).
Il programma, quindi, prevede di liberare un’area e di impegnarla immediatamente nell’esecuzione delle opere, perché, una volta approntati i piani particolareggiati, la legge stabilisce che l’I.A.C.P. disponga al massimo di 150 giorni per dare inizio ai lavori. È chiaro, perciò, che per riqualificare il territorio occorre predisporre degli interventi organici, essendo necessario intervenire di volta in volta su aree molto ampie.
In questo momento le aree che potrebbero essere oggetto di ristrutturazione sono tre: la zona del torrente S. Filippo, per via dei fondi disponibili per la viabilità e per la costruzione del nuovo campo sportivo; via Taormina, che presenta le casette con un solo piano ad elevazione fuori terra e baracche che coprono una zona vastissima; infine, Bisconte-Cataratti, dove sono state assegnate le prime abitazioni e gli alloggi disponibili consentono un rapido sgombero delle baracche.
Alla fine, la prevista costruzione di circa cinquemila alloggi avrà realizzato appieno l’opera di risanamento».

Dunque, gli amministratori si sono davvero messi d’impegno per affrontare seriamente una situazione urbanistica e strutturale da troppo tempo ormai fatiscente, obsoleta ed inadeguata?
«Anche se il discorso è certamente difficile, perché la “cultura della baracca” è dura a morire, il rispetto dei tempi fissati per iniziare la realizzazione del progetto testimonia la volontà e la determinazione di procedere al cittadino che guarda l’operato dell’amministrazione con sospetto, con preoccupazione, con eccessiva sfiducia nelle istituzioni (talora non del tutto ingiustificata). Infatti, la legge è stata pubblicata il 21 luglio di quest’anno e la scadenza del primo adempimento (l’identificazione alla riperimetrazione delle aree) era il 19 settembre; si può constatare, perciò, che chi aveva il dovere di farlo, ha operato rispettando i limiti imposti dalla norma.
Seppure con ritardi notevoli, siamo entrati finalmente nella fase in cui il processo di risanamento, per il quale tanti e per tanto tempo, nella nostra città ed anche fuori, si sono battuti, viene portato a soluzione con gradualità, con attenzione, ma soprattutto con un impegno incessante, con la consapevolezza che solo in questo modo può assicurare dei risultati definitivi».

Filippo Briguglio

2)
“Parentesi” Anno II n.10  Sett. Ott. 1990

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