Prefazione
di Rosa Maria Lentini
Ricordo Fabio quando frequentava la Facoltà di Lettere e seguiva le mie lezioni di Lingua e Letteratura Latina: lo accompagnava un sorriso velato di tristezza e di ironia. Lo incontro, a distanza di una decina di anni, in occasione di questa sua prima esperienza letteraria che, ad una immediata lettura, rivela e conferma quanto percepito dal suo sorriso enigmatico. Se infatti, nella prima parte di questo libello, leggiamo una lunga serie di acrostici dedicati a personaggi femminili, frutto di esercitazioni poetiche occasionali e giocose, a mo’ di oracolo si inserisce l’ultimo acrostico, con il nome Fabio, che si presenta, novello vate, nocchiero di uno strano mare, viandante di una terra di sogno, attorniato da Fauni danzanti, irretito da suoni che trascinano il suo capo ornato di odoroso mirto. Ma, fra danze e frastuoni fantasiosi, si erge l’ombra di un pensiero triste che si identifica con due date, segno di vita e di morte, nella contezza di un tormentoso senso della solitudine e del mistero. Al di là di un gretto materialismo che distrugge e sgretola i nostri corpi e che li fa svanire nel nero e scivolare dolcemente nel nulla, le porte della mente affondano nei recessi più misteriosi della nostra anima e la poesia sovrasta, imperitura, come una statua indifferente, nella sonnolenza del meriggio, per superare il male di vivere, come insegna Montale. In posizione centrale il componimento intitolato quando, contenitore ideologico di tutte le problematiche sociali e psicologiche sofferte c meditate dal giovane poeta, che al culmine della sua disperazione si arresta e lascia scorrere tutto dentro di sé, mentre la vita scivola come un granello di sabbia in balia delle onde, in un gioco discontinuo di luci e di ombre. Così La sofferenza e il dolore si acuiscono quando un muro di silenzio si frappone tra lui e migliaia di persone, quando le parole vi sbattono sgretolandosi e tornano indietro, mentre la vita come una candela e consumata da un fuoco invisibile. Allora il poeta sogna ed il suo percorso poetico cambia rotta: tradito nelle sue aspettative e pieno di amarezze si tuffa galleggiando sulla cima di una nuvola fra parole silenziose, ormai scarne ed aride, mentre la mente urla di fronte alle delusioni ed all’incomunicabilità. E mentre il destino tesse instancabile la propria tela, si sente echeggiare la cantilena di una ninna nanna, che accompagna la sposa del vento senza volto e senza tempo, mai sfiorata dalla tristezza, mai scalfita da alcun dolore. Resta il profumo del nulla, il senso del vuoto che pervade gli occhi di un solo volto, mentre il Natale, festa dell’Amore e della Bontà, avanza carico di menzogne sotto forma di doni. Dall’analisi sommaria dei temi ricorrenti nell’immaginario del nostro poeta, si possono individuare tre fasi compositive: 1) il momento fugace degli acrostici iniziali, indolenti dove danza il languore del sole in uno stile d’oro, come li definiva Paul Verlaine. e spensierati come un fanciullo che gioca. 2) il momento meditativo in cui il poeta stanco di una realtà apparente, percepibile con i sensi, conscio delle caducità esistenziali si rifugia in un’altra realtà più profonda e misteriosa accessibile solo alla Poesia, mentre l’Indifferenza consente di superare la sensazione della fine, il male di vivere. 3) il momento risolutivo quando II bateau perdu nel fiume dei sogni, navigando oltre i limiti della realtà e del tempo, incontra ammalianti Banshee inneggianti strazianti melodie oppure orride creature, in agguato dietro porte e specchi, in un mondo ignoto dove abbiamo già incontrato il re delle ombre meditabondo sul suo trono, fisi gli sguardi nelle acque profonde, piene di gemiti e di guai, piene di spiriti dolenti in Malombra.
Rosa Maria Lentini
Università degli studi di Messina
Collana “LibriParentesi”
Anno XXII luglio 2012