Teatro “Vittorio Emanuele di Messina 25 ottobre ’00
Intervento introduttivo di Filippo Briguglio, direttore della collana libriparentesi
Prima di dare inizio alla serata, desidero rivolgere un ringraziamento, a titolo mio personale ed a nome dell’Associazione Culturale “Parentesi” che mi onoro di rappresentare, a tutti voi, che gentilmente siete intervenuti così numerosi a questa serata dedicata al compianto professore Fortunato Pergolizzi. Egli ci ha regalato, prima della sua dipartita, la sua ultima fatica letteraria, il saggio dal titolo “I Rebelli e disgraziati del re. Diario di una rivolta” (Edizioni Parentesi, Messina), che stasera verrà presentato per la prima volta al pubblico, postumo, avendo egli lavorato per completarlo sino alla settimana prima della sua scomparsa, avvenuta lo scorso mese di luglio 2000. Un profondo ringraziamento sento di dover rivolgere al relatore professor Gaetano Briguglio, ordinario di Filosofia e Storia presso il liceo classico “Ivo Oliveti” di Locri, che prontamente ha accettato di supplire il professor Angelo Raffa, che, avendone curato la prefazione, avrebbe voluto presentare il saggio, ma ne è stato impedito da gravi motivi familiari. E, naturalmente, un sentito grazie va alla professoressa Maria Pia Sidoti, presidente dell’A.E.D.E., che ha condiviso con me l’onore e gli oneri dell’organizzazione dell’evento di questa sera.
Prima di dare la parola al prof. Briguglio, rivolgo un ultimo, ma non per questo meno sentito ringraziamento, all’avvocato Pompeo Oliva, presidente dell’Ente Teatro, che ci ha messo a disposizione a titolo gratuito questo splendido foyer del “Vittorio Emanuele”, nonostante sia in corso la Stagione Teatrale. Egli, non potendo essere presente per impegni assunti in precedenza, ha delegato l’avv. Nunzio Astone, consigliere dell’Ente, a rappresentarlo.
Poiché gran parte di voi sono stati amici, o allievi, o comunque persone che hanno conosciuto il profilo umano e culturale del protagonista di questa serata, sento il dovere di informarvi del motivo per il quale la presentazione del libro ha luogo in questa sede. Questo splendido salone del “Vittorio Emanuele è stato scelto per esaudire il desiderio espresso dallo stesso autore poco prima della sua improvvisa scomparsa.
Questa serata rappresenta per me un momento di grande commozione, poiché la presentazione di questo libro, il secondo di Fortunato Pergolizzi pubblicato dalla casa editrice “Parentesi”, avviene senza di lui.
A me, che l’ho incoraggiato in quest’impresa, rimane un vuoto incolmabile, anche se mi resta l’onore ed il piacere di essergli stato vicino sino all’ultimo e di avere gioito con lui, nello scorso mese di giugno, quando è pervenuta la comunicazione dell’Associazione Culturale “Antonello da Messina”. Questa Associazione, con sede a Roma, in occasione del suo venticinquesimo anno di attività ha istituito il premio “Antonello da Messina”, allo scopo di celebrare la figura del sommo pittore quattrocentesco, premio giunto quest’anno alla seconda edizione. Il riconoscimento viene assegnato a personalità messinesi e della provincia di Messina (o tali considerati per cultura e tradizione) che, con il loro operare nelle arti, nelle professioni e nelle imprese, abbiano recato lustro, anche fuori della terra natale, alla città dello Stretto, riscuotendo unanime apprezzamento e stima. Il premio “Antonello da Messina”, realizzato d’intesa con il Comune e la Provincia di Messina, consiste in una targa d’argento su cui è riprodotta la cosiddetta “Edicola” di Antonello del Vasari; essa sarà conferita ai vincitori nel corso di una manifestazione che si terrà nel nuovo auditorium della Basilica di S. Maria degli Angeli in Roma, domenica 9 aprile alle ore 18.10. Ebbene, tra le opere premiate era stato inserito il saggio “Antonello oltre il visibile”, edito da “Parentesi”, dello scrittore e giornalista Fortunato Pergolizzi. È stata una serata memorabile, e sia lui che io eravamo emozionatissimi. Conduttrice dell’evento era l’ex annunciatrice televisiva Nicoletta Orsomando; erano presenti, oltre all’ex ministro Giovanni Conso, il regista Luigi Magni, Turi Vasile e tanti altri ospiti.
Concludo auspicando di poter ancora curare altre pubblicazioni dello stesso autore, poiché cospicuo rimane il materiale che egli ha lasciato, a testimonianza del suo grandissimo amore per l’arte e per la cultura legata alla nostra amata e spesso troppo vituperata città.
Filippo Briguglio
Biografia dell’Autore
Fortunato Pergolizzi, messinese, giornalista-pubblicista, nel corso della sua vita è sempre riuscito a coniugare felicemente il suo amore per l’arte con la professione. Docente appassionato di materie artistiche per scuole di ogni ordine e grado, vincitore di concorso a cattedra di disegno e storia dell’arte nei Licei Scientifici ed Istituti Magistrali, è stato per anni professore di disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico Statale “Archimede”di Messina. Nello stesso tempo ha scolpito, dipinto, scritto privilegiando personaggi e fatti della sua terra. Ha tra l’altro realizzato il monumento in ferro a Salvo D’Acquisto, attualmente collocato nell’omonima Scuola Media di Messina ed il monumento in marmo di Carrara ai Caduti di Villafranca Tirrena oltre a numerosi dipinti ed opere per conto di privati.
La sua intensa produzione gli è valsa numerosi premi e medaglie tra cui il I Premio Naxos per la scultura (ritratto di Quasimodo) nel 1974.
Dal 1987, poi, è socio aggregato dell’Accademia dei Pericolanti per la classe di Lettere, Filosofia e belle Arti con il riconoscimento delle “Doti di cultura e di appassionato studioso”, ad ulteriore apprezzamento delle quali ha ottenuto nel 1993 il Premio “Fedeltà” per il giornalismo.
Proprio questa sua passione per lo studio, l’approfondimento e la ricerca ne ha fatto un apprezzato critico d’Arte e fine studioso, strenuo difensore della dignità della città di Messina e dei suoi cittadini contribuendo con saggi alla ricostruzione e rivisitazione di avvenimenti, personaggi e monumenti della storia messinese, spesso dimenticati. Si è dedicato, tra l’altro, allo studio delle fontane e dei monumenti più significativi della città attribuendo la paternità della “Fontana del Gennaro” allo scultore di Raccuja (ME) Rinaldo Bonanno della seconda metà del 500; ha rilevato graficamente la chiesa michelangiolesca di Alì Superiore, sita nell’hinterland messinese, corredandone i disegni con una relazione pubblicata dall’Istituto di Storia Patria (III serie, Vol. XX-XXII, 1969-1973); ha proposto il riacquisto funzionale della “Badiazza” e della “Nave Cariddi”.
Per molti anni, poi, ha collaborato con la Gazzetta del Sud, quotidiano messinese, pubblicando per la “Terza Pagina” scritti di carattere storico-artistico; ha scritto anche per la rivista culturale “Prometeo” diretta dallo scomparso scrittore-giornalista messinese Mario Rappazzo e per la rivista di cultura ed attualità “Parentesi” di Messina, a diffusione nazionale, diretta dal giornalista-pubblicista Filippo Briguglio ed edita dall’Associazione Culturale Parentesi che di recente ha pubblicato il suo saggio “Antonello oltre il visibile”, ispirato al pittore Antonello da Messina di cui l’autore è dotto cultore, tanto da essere indotto a proporre il recupero funzionale della chiesa di Santa Maria degli Alemanni come luogo per accogliere la mostra permanente in grandezza naturale di tutte le opere, riprodotte, di Antonello.
Ha dato una nuova chiave di lettura ai dipinti di Antonello da Messina, della cui sepoltura sollecitò gli scavi del Convento di Santa Maria di Gesù Superiore, corredandolo con un saggio documentale pubblicato sulla Gazzetta del Sud e riproposto, in seguito, come inserto per i quaderni culturali della rivista “Parentesi”, per il quale anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha mostrato vivo interesse così come verso il saggio “Antonello oltre il visibile”. Fortunato Pergolizzi si è spento serenamente nella casa di Rodia la mattina del 26 luglio del 2000 avendo lavorato sino agli ultimi giorni alla correzione del libro “I REBELLI E DISGRAZIATI DEL RE” presentato postumo.
€ 15,50 iva compresa
Relazione del Prof. Gaetano Briguglio, Docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Classico di Locri, sul libro “I REBELLI E DISGRAZIATI DEL RE” <<Diario di una rivolta: i Messinesi contro la Spagna di Carlo II>> di Fortunato Pergolizzi.
Messina 25 ottobre 2000 – Teatro Vittorio Emanuele –
Dobbiamo considerare nella rivolta di Messina, due fuochi di ribellione non solo diversi tra loro ma per molti aspetti addirittura contrapposti. Il primo fuoco insurrezionale si ha tra marzo ed aprile 1672, ebbe connotazioni che videro in qualche modo protagonista il popolo minuto composto soprattutto da artigianato emergente cui si aggregarono corporazioni di vario tipo ed elementi appartenenti al ceto medio formato da negozianti e mercanti di media levatura, lavoratori in genere che venivano identificati col partito dei Merli, ed ebbe come nemico il ristretto gruppo dei membri del senato. Non bisogna dimenticare che l’oligarchia senatoriale deteneva il monopolio del sistema annonario e dei rifornimenti di grano per tutta la città dello Stretto. La carestia del 1672 aveva contribuito ad inasprire gli animi che passarono facilmente dalla critica al sistema dell’annona e dei mercati a tutto il sistema dei gravami fiscali e non solo. L’appoggio alla rivolta da parte dello stratecoto regio Luis dell’Hojo consentì alle corporazioni di vincere la loro battaglia. Infatti, dopo che vennero incendiate le case di alcuni senatori, fu istituita la riforma del senato che portò ad un consiglio paritetico di popolari e nobili. Addirittura il controllo dell’annona fu affidato ad una commissione che era formata da due popolari e due nobili, fu sottratto al senato il diritto di contro privilegio che era in definitiva l’elemento precipuo dell’autonomia politico- amministrativo della città di Messina nei confronti dei poteri dello stato centrale e affidato al consiglio generale in cui erano preminenti i consoli delle arti. Anche il sistema doganale venne modificato utilizzando gli stessi criteri. Tutto ciò dimostrava che il sistema fondato sul potere dell’oligarchia senatoriale non funzionava più e andava abolito con somma gioia, tra gli altri dello straticoto regio, che però non ebbe l’approvazione piena né del viceré né della corte di Madrid. Ma non si deve dimenticare che i gruppi sociali che sostenevano la rivolta erano deboli e poco organizzati, isolati dalla massa che dipendeva ancora dagli oligarchi. Solo l’appoggio di Luis de Hojo la portò alla vittoria. Nonostante ciò il movimento popolare messinese riuscì ad influenzare altre città della Sicilia, come Catania e Trapani. A questo punto la risposta del governo fu brutale rivelando la strumentalità dell’appoggio dello straticoto. La rivolta venne soffocata, ma a Messina il nuovo ordinamento avviato in seguito alle agitazioni non veniva abrogato. Ma il nuovo sistema era troppo avanzato per il ceto dei nobili e degli oligarchi e troppo sofisticato per essere compreso dal popolo minuto. Da questo malcontento nasce la rivolta del ’74 la quale può essere considerata come la reazione conservatrice dei nobili cittadini, i Malvizzi, “gli scritti alla mastra giuratoria e i loro parenti, qualche artigiano, il clero e gli ordini religiosi…” alla decadenza dell’ordinamento autonomistico di Messina che li aveva visti egemoni. Pertanto la rivolta del ’74-78 e la ribellione dei ceti sconfitti si conclude con la scomparsa anche fisica, almeno per tre quarti della sua consistenza dalla scena politica cittadina. Merli e Malvizzi si faranno la guerra ma soccomberanno insieme. E con loro l’intera città dello Stretto che d’ora in poi avrà un ruolo più modesto così come già più modesto nel seicento era stato il ruolo dell’impero mediterraneo.
Intervento della Prof. ssa Nella Trimarchi
Leggere i risultati dell’ultima fatica letteraria di Fortunato Pergolizzi, significa fare un tuffo all’indietro nella società del ‘600 e sentire l’amore che egli ha nutrito per la sua Messina e per i messinesi.
Docente, giornalista, storico, critico d’arte ed artista, Pergolizzi ha contribuito con i suoi studi a riproporre e rivalutare Messina, i suoi avvenimenti, i suoi personaggi, le opere più significative.
Siamo nella storica Messina scomparsa del tutto, per i noti effetti dei governi predatori, dei terremoti e delle guerre. La rivolta messinese del ‘600 nasce in una città economicamente prospera, lo conferma, tra l’altro, la Fiera di Agosto, nata sin dal ‘500, che mette in bella mostra sete lavorate, vari prodotti dell’artigianato locale, soprattutto lavori in oro, argento, smalto. L’esportazione di seta grezza e manufatturata raggiunse delle punte talmente alte, che ci fu un momento in cui il reddito doganale dei porto di Messina rappresentò la metà di quello di tutto il paese. Questi vantaggi Messina li ricavò principalmente grazie alla sua posizione strategica, oggi non più valorizzata. Essendo il centro più importante del commercio siciliano, che era basato sui trasporti marittimi, Messina infatti godeva di un porto naturale in epoca in cui era impossibile costruirlo artificialmente. A dispetto di Palermo aveva ottenuto molti privilegi politici, quasi come una città Stato; fra l’altro, poteva battere moneta e puntare su un’amministrazione meridionale. E’ con grande compiacimento ed orgoglio che l’Autore si sofferma sulla Messina fiorente e produttiva dell’epoca, considerando che la fortuna economica faceva da base ad una ricca e varia produzione culturale ed artistica, dall’Architettura alla Pittura, alle varie istituzioni civili, militari, religiose. L’autore risale alla distribuzione topografica, delle strade e del centro abitato, facendo riaffiorare i fermenti e le nuove idee delle botteghe d’arte, le varie manifestazioni popolari e religiose, come quando descrive la processione del sacro capello della Madonna, scortata, per consuetudine, dai Cavalieri della Stella, il cui potere carismatico viene documentato con la guarigione del figlio del feroce viceré Benavides, che ormai tutti davano per spacciato. L’Autore ascolta la voce del popolo ora allegra, ora triste, sia quando innalza le lodi al re di Francia, che ha mandato aiuti alla città insorta “… spizzandu di la Spagna l’arruganza … viva, viva, pi sempri lu re di Franza ” sia quando, in seguito all’allontanamento delle truppe francesi da Messina, leva il grido di dolore: “Carru di Spagna e Luigi di Franza na bicocca ridussiru Missina, chi peju non si pò, ca Diu ni scanza, di focu e furchi la citati è china, nni tradiu, nni vinniu lu re di Franza”. A proposito della presenza delle guarnigioni francesi a Messina, si racconta che i cittadini che dovettero ospitare i soldati nelle loro famiglie, andarono incontro alla difficoltà di difenderne l’onore, infatti si riferiscono casi di donne avvelenate dal padre o dal marito per evitare il disonore. Un altro momento storico, legato alla tradizione popolare, è la descrizione che l’Autore fa dei vari tornei che si tenevano nella fiumara dell’odierna Giostra. Fra i vari giochi è interessante ricordare quello del “saracinu”, di genere apotropaico, che aveva come bersaglio il turco, l’endemico nemico, rappresentato da un pupazzo col turbante in testa, posto su un’asta girevole, che cercava di sottrarsi ai colpi dei cavalieri. Il torneo si chiudeva in bellezza col ballo dei cavalli guidati da diciassette cavalieri al suono di pifferi e tamburi. Poi, ” … a causa dei fatti narrati – dice con amarezza l’Autore – sulla fiumara scese il silenzio, dei giochi rimasero le memorie scritte. … Altri cavalieri tornarono a Giostra a incrociar le armi, ma furono quelli di legno dell’opera dei pupi di don Lisciandru ” (Alessandro Morasca). Nel contesto di queste narrazioni di storia popolare, si può inserire un aneddoto ancor oggi custodito dalla tradizione, che si rifà, naturalmente, al periodo dei viceré spagnoli in Sicilia. Il governatore di Messina, volendosi occupare di caccia, mandò una lettera, affinché dalla Spagna gli mandassero due o tre cani. Avendo scritto in cifre, chi ricevette la lettera lesse la ‘V’ come se fosse zero quindi 203 anziché due o tre. Dopo qualche tempo arrivò a Messina un brigantino carico di 203 cani. Lungo la riviera dello stretto si sentì un grande e continuo abbaiare: gli abitanti di Faro e di Ganzirri non si spiegavano da dove provenisse quel grande latrare, che durò dalla sera fino a tutta la mattinata. Quando finalmente sbarcarono i 203 cani, l’unica soluzione fu quella di mandarli a Brasi, uomo di fiducia del governatore, che viveva “o Scoppu”, lontano dal centro abitato. Ecco perché a tutt’oggi, in riferimento ad un gruppo numeroso di persone, si usa talvolta dire “Sunnu cchiù di cani ‘i Brasi “.
Concludo ringraziando la Casa Editrice “Parentesi” ed il suo Direttore Filippo Briguglio che ha permesso, con la pubblicazione delle opere di Pergolizzi, la salvaguardia della memoria storica di Messina.
Gazzetta del Sud
SABATO 28 OTTOBRE 2000
La Storia vista con gli occhi della gente comune
Annamaria Crisafulli Sartori
Alla ribellione anti-spagnola messinese (1672-78) che nei testi di storia appare nella sua seconda fase (1674-78), quella promossa dai ceti elevati, quale momento del più ampio scontro tra francesi e spagnoli nel mediterraneo, è dedicato l’ultimo lavoro di Fortunato Pergolizzi. Il volume dal titolo:<<…I rebelli e disgraziati del re>>, uscito postumo per volontà della moglie, prof. Lina Giacobbe, è stato presentato ad un folto pubblico, nel salone del Teatro Vittorio Emanuele, per iniziativa dell’Aede e dell’Associazione Culturale <<Parentesi>>. Dopo gli interventi dell’editore, Dott. Filippo Briguglio e dell’Avv. Nunzio Astone, quale rappresentante dell’Ente Teatro, la Prof. Maria Pia Sidoti, presidente dell’Aede, ha ricordato il contributo umano e culturale dato alla sezione da Pergolizzi, docente di Storia dell’Arte presso il liceo scientifico Archimede, pubblicista, attento studioso della storia della sua amata città. Tale legame, che non cessò mai di alimentare in lui la speranza di un riscatto di Messina, è stato sottolineato anche dal Prof. Gaetano Briguglio, docente di Storia e filosofia del liceo classico di Locri. L’attenzione di Pergolizzi va alla vita quotidiana alla storia del popolo minuto che è stata sempre posta in secondo piano dalla grande storiografia: il saggio ci fa comprendere che le radici della crisi che tuttora angustia la città vanno ricercate non nel terremoto del 1908, ma risalendo a ritroso fino al tardo Cinquecento. Nel libro si narrano con molti dettagli le due fasi della rivolta che maturano in fasce diverse della popolazione. Quella del 1672 è promossa dal partito dei Merli e vede protagonista il popolino: feroce la repressione da parte del governo madrileno di Carlo II. Nella seconda fase sono i Malvizzi, conservatori, reazionari a battersi per il ripristino di antichi privilegi. Da qui la richiesta di sostegno alla Francia di Luigi XIV contro la Spagna. La particolare angolazione da cui muove la ricerca dell’autore è stata ben sottolineata anche dalla Prof. Amelia Ioli Gigante. Dopo l’intervento della prof. Nella Trimarchi, il preside, prof. Francesco Scisca, ha voluto dare una testimonianza di amicizia e di apprezzamento per il lavoro formativo svolto dal prof. Pergolizzi.
Recensione:
…”Il diario di una rivolta”: Fortunato Pergolizzi ha voluto riassumere le vicende culturali, sociali ed artistiche della città di Messina conducendo così un’indagine storica e nel contempo un’attività didattica di ricerca per gli studenti. In tale opera traspare l’indignazione dell’Autore per l’abbandono ed il progressivo degrado in cui versa la città di Messina, la rabbia per mancanza di spirito civico e la sofferenza che sradica le generazioni presenti dal passato. Il riferimento popolare più antico col passato della città è il terremoto del 1908, che persino l’intellettualità messinese considera evento di rottura con uno splendido passato e causa della crisi attuale. In realtà la crisi è profonda, non solo perché non se ne ha chiara coscienza ma anche perché affonda le radici in un passato lontano plurisecolare. In verità non è propriamente crisi, poiché essa è solo un periodo di transizione, un cedimento temporaneo, non un plurisecolare andamento. Tale è infatti il disastro messinese, risalendo all’ultimo decennio del XVII secolo, cioè proprio alla rivolta cui Pergolizzi ha cercato di fissare l’attenzione dei concittadini e a cui adesso dedica questo suo riassuntivo lavoro. Dal 1678 la città ha cercato di riprendersi, di trovare una nuova identità, senza mai riuscirci…
(Dalla prefazione del prof. Angelo Raffa)
Editrice “Parentesi” 25 Ottobre 2000