Jorge Amado, il calore e il colore del Brasile
di Carmelo Ferraro
A distanza di qualche mese da quando è stata rilasciata pubblichiamo l’intervista esclusiva che il grande scrittore brasiliano ha gentilmente concesso al nostro redattore in occasione della sua ufficiosa presenza a Messina come ospite d’onore alla presentazione del libro di Georges Moustaki durante il 2° Salone dell’Editoria Mediterranea. La straordinarietà dell’avvenimento ci ha indotti a non tralasciare, seppure con ritardo l’occasione di riproporre la simpatia del dialogo caldo ed umano di un grande figlio del Brasile innamorato del suo paese.
Correva l’anno 1982 quando al Canecão di Rio de Janeiro dopo tanti anni tornava ad esibirsi sul suolo patrio Joao Gilberto, padre della bossa nova, per presentare la cantane Rita Lee. Pienone, alle TV, indici di ascolto alle stelle, pero per vedere Joazinho, come affettuosamente lo chiamava Toni Jobim. Messina 22aprile 1995, Teatro in Fiera, Jorge Amado è in visita nella nostra città, per presentare l’opera prima di Georges Moustaki. L’evento ha catalizzato l’attenzione di alcuni giornali e tv, però sicuramente per Amado, che poi ne ha fatto beneficiare Moustaki per fare conoscere la sua opera. Amado, nato a Pirangi nello stato di Bahia nel 1912, non ha mai rinnegato nei suoi romanzi il tragico squilibrio sociale in
Brasile, ricchissimo per pochi miserrimo per molti, tutto descritto con ironia misto ad un tocco di allegria, narrando le vicende di brasiliani che non si arrendono, personaggi del meticciato e del sottosviluppo. Alcuni suoi romanzi hanno avuto anche una certa fortuna cinematografica come Dona Flor e i suoi due mariti, Gabriela. Il grande scrittore brasiliano fa parte di quella generazione, molto ampia in senso cronologico, che ha lottato contro l’ingiustizia sociale e la sua notorietà non gli ha evitato il carcere e l’esilio. Ci piace ricordare fra questi uomini, Chico Buarque, Gaetano Veloso a Gilberto Gil, nonché Vinicius de Moraes che scelse per un cerio periodo l’esilio volontario. Amado non mai ricevuto il Nobel, forse perché troppo schierato politicamente e ideologicamente socialista. Infine una piccola disquisizione sulle dediche nei suoi romanzi: leggendole sembra di ascoltare della buona musica, poche parole piene di poesia ed ironia. Ad esempio in Dona Flor “Dio è grasso” (rivelazione di Vadinho al suo ritorno), “La terra è azzurra” (conforma di Gagarin dopo il primo volo spaziale), o ancora “Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto” Ahi! (Sospiro di Dona Flor), o in Gabriela “profumo di garofano colore di cannella, io vengo da lontano per vedere Gabriela!! Noi certamente non veniamo da lontano, ma ci trasferiamo nei tavolini del bar della Fiera di Messina per vedere Jorge Amado, il quale al primo nostro tentativo di approccio, signorilmente afferma “io non posso rilasciare interviste, la festa è per II mio amico Georges”. Troppo poco forse per far desistere per chi è amante del Brasile, de la sua musica, della sua cultura. Con il nostro portoghese claudicante e con battiti cardiaci al ritmo di samba, tentiamo l’aggancio!!! – Maestro oggi si esaudisce un sogno, conoscerla e toccarla!!!
Lo scrittole scrittore ci ripaga alla grande e ci fa capire che l’aggancio è riuscito.”
“Tu sci nato n Brasile e vivi in Italia?” – No conosco il portoghese, grazie ai suoi libri alla musica di O poeta (Vinicius n.d.r.) Scherzosamente ripete una strofa di una canzone “Tu se g a stato a Bahia?” “No, mai”. “Allora vieni a conoscerla” – Maestro conosciamo il Brasile dai suo libri e sappiamo che il Brasile è molto diverso, anche se ha il grande spirito che lei scrive nei suoi romanzi; e poi un paese intero che è stato a lutto per la morte di Senna e felice per il tricampeao, in quale situazione è oggi? «’Dalla mote di Senna è passato quasi un anno: allora era un periodo nero, corruzione politica, l’esonero di Collor, presidente del Brasile, grande pessimismo che ora non c’è più, Senna o l’esaltazione per il mondiale, per la gente sono esempi concreti di fare qualcosa con successo, e sono ricordi difficili da dimenticare. Oggi in Brasile c’è speranza, ritorno di una democrazia vera, per migliorare le condizioni di vita.». si intromette, a questo punto, Lorena Dolci per una emittente regionale e chiede la cortesia di tradurre, nel contempo chiediamo il permesso per l’intervista e per scrivere il nostro dialogo: lo scrittore cede e acconsente. L’emozione aumenta anche perché per fare la traduzione simultanea non è facile, ma continuiamo. – Lei è lo scrittore più tradotto e famoso del Brasile e conosciuto nel mondo, le sue storie sono solo brasiliane o bahiane?
« E’ verità io sono scrittore brasiliano soprattutto di Bah»
– Perché i suoi libri piacciono così tanto in tutto il mondo?
«Perché sono storie di Bahia, uno scrittore per essere universale deve essere scrittore del suo
paese, del suo popolo»..
– Lei ha sempre creduto in un mondo migliore, crede che sia possibile?
«lo credo che un giorno arriveremo a realizzare un mondo migliore, non è facile e non si realizzerà immediatamente, non sarà per te o per me, ma dalla volontà di tutta la gente, l’uomo marcia sempre dritto e non marcia indietro».
– Ma la strada per arrivare a questo mondo è quella dell’impegno politico e sociale come ha fatto lei oppure crede in una strada personale?
«L’impegno politico non basta ma è necessaria la volontà dell’uomo, occorre che l’uomo sia migliore. Cambiare la società è facile, è difficile cambiare l’uomo».
– Riprendendo un aforisma del poeta Manuel Rosa “non voglio essere moderno voglio essere eterno”, lei con la sua opera ha voluto crearsi una certa eternità?
«Ah Manuel Rosa grande poeta, essere eterno è il sogno di tutti gli uomini, ma per essere eterno è necessario essere del proprio tempo».
Alla fine del colloquio chiediamo gli autografi sui suoi libri e il primo era Dona Fior e ì suoi due mariti, «ah, tutti mi portano questo libro». –
Maestro permetta, sarà il più famoso, ma abbiamo letto quasi tutti i suoi libri come questo che è molto bello!
Il libro era “Terre del finimondo”, e lo abbiamo visto un po’ meravigliato, tant’è che scrive il suo indirizzo, e salutandoci «obrigado, escreva se voce quere, atelogo!!!» (Grazie, scrivilo se vuoi) Ed ecco allora che ci viene in mente spontaneo ricordare un caro amico, il compianto avvocato Mimmo Ferraro quando due anni fa, in uno dei tanti suoi soggiorni nella sua Messina, raccontò un recente incontro col grande Jobim in volo verso il Kenya. Mimmone alla fine affermò “sai dopo che gli ho ricordato alcune canzoni sconosciute ai più, Jobim aveva lew lacrime agli occhi!!!
Noi avremmo oggi potuto replicare, se il destino non fosse stato così crudele con lui, “sa avvocato alla fine anche Amado, quando gli abbiamo ricordato uno dei suoi libri sconosciuto ai più, aveva le lacrime agli occhi ….Questi brasiliani!”
(nella foto in alto e quella in basso, lo scrittore Jorge Amato. nella foto di centro, il nostro intervistatore Carmelo Ferraro
(Foto originali di Filippo Briguglio)
“Pasrentesi” Anno VII n. 28 -Novembre/Dicembre 1995