UN TRENO DA PARIGI
Racconto di Gerì Villaroel
Stazione della metropolitana a Parigi… All’Étoile, tra gente che s’agita, spinge, s’affolla sulle porte del metrò, c’è Pierre, alto, dinoccolato, sui trent’anni, vestito comunemente e Dominique, piacente, belloccia, della stessa età di lui, ma abbigliata con palese civetteria. Non si conoscono e ciascuno per proprio conto tenta di conquistarsi un posto a sedere in uno dei tanti vagoni del convoglio.
Entrambi abitano in periferia e prendono alla stessa fermata il metrò delle cinque della sera, per rientrare a casa.
È difficile notarsi, dopo una giornata di lavoro, quando non esistono individui, ma una massa informe, che opprime, ostacola, trascina come tronco nel fiume in piena.
Così, giorno dopo giorno, finché capitano nello stesso vagone, vicini, a poche spanne l’uno dall’altra. Lui riesce ad accaparrarsi un posto e finalmente rilassato, nota la sagoma di lei, che gli sta di fronte. Ne apprezza le gambe, la floridezza del seno e il visetto grazioso col nasino leggermente all’insù! La giovane oscilla e in una curva sta per perdere l’equilibrio a causa di un grosso pacco, che non le consente di sorreggersi adeguatamente. La soccorre lui, cedendole il posto… Dominique esita, ma accetta di buon grado… Si fissano, talora di sfuggita, poi con curiosità, fingono di distrarsi, per scrutarsi di sottecchi, per tornare all’indifferenza. Lei accenna un sorriso per ringraziare e scende a Montreuil… Nello spiazzo della stazione preleva l’auto, che la porterà a casa, dove vive con il marito, rappresentante di vini e liquori.
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Lui farà lo stesso dopo due fermate, alla stazione di Vincennes. Lauto, che ha posteggiata a ridosso di un lampione gli consentirà di raggiungere la famiglia…
La moglie e una figlia di cinque anni.
Il tran tran continua, però adesso, quando s’incontrano si salutano frettolosamente, per poi guardarsi attorno… Chissà non capitassero nuovamente vicini.
Una sera il treno si ferma, per un attentato… Il convoglio era da poco uscito all’aperto, dopo la corsa sotterranea, quando un’esplosione fa saltare un pezzo di binario… Miracolosamente il macchinista era riuscito a frenare in tempo! Istintivamente si cercano… Tra una folla spaventata e urlante Pierre, corre per i vagoni nella speranza d’incontrarla… Non l’aveva vista salire, ma potrebbe esserci. Rincorre una tale, che le era sembrata Dominique, ma raggiuntala s’accorge che non è lei… Riprende a cercarla disperatamente, finché quasi si incontrano e per la gioia s’abbracciano…
Mentre s’attendono i soccorsi, viene consigliato di allontanarsi dal treno… Si era sparsa la voce che c’era una bomba!
Assieme a tanti altri, s’allontanano tenendosi per mano, ormai tranquillizzati. A poca distanza c’è un grosso cespuglio, che consente di vedere il treno e nello stesso tempo restare appartati. Si fermano e sull’erba fresca della notte fanno l’amore con l’impazienza di chi ha atteso troppo una cosa, che gli sta a cuore.
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Assieme alla polizia giungono dei pullman… S’avviano, tenendosi stretti e quasi increduli di quanto fosse accaduto, tanto era avvenuto in fretta e inatteso… Fino a pochi minuti prima erano estranei, due sconosciuti, che non si erano rivolta la parola… Montano a bordo del primo autobus, in partenza per percorrere il tragitto incompiuto dal metrò. Lei appena arriva a destinazione indugia a scendere… Si lasciano quasi strappandosi l’una dall’altro.
Nei giorni che seguono, i rispettivi partner li trovano distratti, svogliati, soprattutto nel fare l’amore… Lui fa cilecca… Dominique subisce il rapporto sessuale in assoluta assenza mentale, la cosa viene avvertita dal marito, che sempre più frequentemente si rassegna ai dichiarali mal di testa di lei. Tali situazioni si ripetono, si fanno sempre più imbarazzanti… Cominciano le prime richieste di spiegazioni, qualche litigio, sopite gelosie, che lasciano sospettare incontri clandestini, un’altra persona!
Disperata e avvilita, lei decide di evitare Pierre, così protrae di un’ora l’orario consueto, aderendo allo straordinario. Il marito, immaginando un amante, la controlla, telefonandole con banali scuse in ufficio… Constatando, però, che tutto è regolare, si tranquillizza, anche perché i rapporti sessuali migliorano… Lei riesce a fingere e talora gira la testa, per non lasciare scorgere qualche lacrima, che le riga il viso…
I giorni festivi sono i peggiori, perché costretti a casa o impegnati in assurdi week-end… Ne soffre soprattutto Pierre, che ignaro della decisione di Dominique, continua a sperare, cercandola.
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Lei si sfoga con Giselle, una collega d’ufficio. Tunica cui potesse confidare la sua avventura sentimentale con Pierre… L’amica durante la colazione, nell’intervallo di lavoro, più volte le aveva domandato la ragione delle continue chiamate del marito nelle ore di ufficio… Ne era informata, essendo lei a passare le telefonate…Un venerdì, che Pierre viene trattenuto, per motivi di lavoro e pure lui protrae di un’ora il solito orario, l’incontra… Appena la scorge le corre incontro… Nemmeno lei sa resistere e affretta il passo, per buttargli le braccia al collo… S’avvinghiano come la sera dell’attentato al treno… Salgono su un vagone e dal vetro del finestrino illuminato, mentre il convoglio corre nel buio, si scorgono a parlare concitatamente, tra l’indifferenza degli altri passeggeri. Si dichiarano la sofferenza, per non essersi visti e lei, soprattutto, gli confessa di averlo appositamente evitato, sottoponendosi allo straordinario, per sfasare l’orario degli incontri. Architettano un appuntamento per lunedì, ormai quella settimana volgeva al termine. Dominique sarebbe scesa alla stessa stazione di lui, sarebbero stati nell’auto di Pierre, che l’avrebbe, poi, condotta a Montreuil… Per l’occasione, si sarebbero incontrati alla solita stazione dell’Étoile alle quattro del pomeriggio, così avrebbero avuto più tempo per stare assieme… In ufficio, ciascuno di loro avrebbe addotto un malessere… Lei, nel caso il marito avesse telefonato, cosa che ormai non faceva più, avrebbe informata l’amica di dirgli, che era fuori posto, perché impegnata in direzione…Giselle era una veterana per scuse del genere, sarebbe stata capace di convincere perfino il commissario Maigret, come riusciva a raggirare il marito, che faceva la guardia metropolitana.
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Quel week-end fu per entrambi noioso e trepidante… Contavano le ore, che li separavano dall’incontro… Erano sovreccitati e tale stato d’incontenibile euforia venne colto dai rispettivi partner, sia pure con reazioni diverse. Le discussioni non mancarono, ma furono pacate, riuscendo ciascuno di loro a controllarsi… L’obiettivo era di rivedersi e sarebbe stato sciocco compromettere l’incontro con una sospetta insofferenza.
Si ripropone pure la scena dell’amore quale rituale dei giorni di festa… Dominique dovette concedersi al marito, che durante l’orgasmo ne riaffermava il possesso, ansimando: “sei mia. sei mia… soltanto mia!”. Pierre, invece, viene sollevato da tale obbligo, per un mal di pancia della figlia, che impegna la moglie nel dovere di madre… Poi, c’era in programma l’Euro Disney, cui la bambina non ha voluto rinunciare… Era sulla strada di casa, a poche fermate dal metrò il fantastico parco delle favole, costruito sul modello di quello americano. Tra pupazzi, castelli incantati, draghi, mostri, fatine e gnomi, la sfilata dei divi dei cartoon con Topolino, Pippo, Minnie, Paperino e altri prediletti in formato gigante. Pierre sembrava un automa, badava soltanto alla piccola Suzzane, che sfarfallava tra la folla, volendo raggiungere tutto, afferrare ogni cosa le passasse sotto il naso. Lo strapazzo, però, le fu nocivo… Infatti, lunedì mattina, dopo una nottata inquieta, quando Pierre stava per recarsi al lavoro, gongolante, perché nel pomeriggio avrebbe rivisto Dominique, la bambina si sentì male e il medico, chiamato d’urgenza, ne consigliò il ricovero in ospedale, trattandosi di un attacco di appendicite! Come avvertirla? Si domandò lui verso le cinque, cioè un’ora dopo dell’appuntamento… Lo stato di salute della figlia l’aveva completamente preso, sconvolgendolo… Adesso, l’avere piantato Dominique, l’avviliva, gli sembrava ingiusto quel capriccio così malvagio del destino!
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Dominique lasciò partire il metrò delle quattro, che avrebbe dovuto prendere con Pierre, ne attese due successivi… Poi, salì su quello che l’avrebbe condotta a casa. Durante il viaggio tentò di spiegarsi la ragione per cui lui non fosse venuto… Esclusa ogni futile congettura, pensò atterrita a qualcosa di grave!
Trascorre qualche settimana… Suzzane venne operata e si ristabilì presto… Pierre riprese in pieno la sua attività lavorativa e soprattutto l’affannosa ricerca di Dominique, per poterle spiegare… Di lei sapeva soltanto il nome di battesimo, che poteva anche non essere quello giusto, e il riferimento delle due fermate del metrò: Étoile -Montreuil!
Dominique, per non forzare la sorte, provò a rassegnarsi, rinunciando a quell’amore impossibile. Adducendo una forma di esaurimento nervoso, che tra l’altro le si riscontrava osservandola, ottenne di non restare al lavoro di pomeriggio, per cui alle due era già a casa! Era Punico tentativo di evitare il peggio… Sapeva benissimo, che se l’avesse rivisto sarebbe diventata la sua amante… Avrebbe affrontato assieme a lui i pericoli e le complicazioni, che simili situazioni comportano.
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Intanto scorrevano i giorni e con essi svaniva la speranza di Pierre di ritrovarla… Vagava tra la folla alla ricerca di Dominique… Aveva anticipato e posticipato di un’ora l’attesa del suo abituale metrò, trascorrendo il suo tempo libero alla stazione di Montreuil, chissà non fosse su uno dei treni, che dopo una repentina sosta ripartiva, mentre si suggellavano le porte scorrevoli, da cui lei non era passata… Restava ogni volta sulla banchina, che rapidamente si svuotava, a osservare la coda del convoglio, che sferragliando s’infilava nell’oscuro varco della galleria. Era impossibile incontrarsi, perché i tentativi di lui si svolgevano nell’arco del pomeriggio, non supponendo, che lei tornasse a casa prima e addirittura negli ultimi tempi non era andata in ufficio, nemmeno nella mezza giornata antimeridiana… Si sentiva costantemente spossata, finché l’acuirsi di taluni disturbi la convinsero di consultare un ginecologo, che le confermò il temuto… era incinta! Istintivamente ritenne di esserlo di Pierre, per quell’unica volta che erano stati assieme, durante l’attentato al treno. Poi, ponderò meglio e l’attribuì al marito… Gilbert, come si chiamava, l’aveva tanto desiderato un figlio, poi, stranamente, si era rassegnato non parlandone più! Dominique, superata l’iniziale perplessità, confidò l’evento al marito, che ne esultò, dimostrandosi felice!
Dominique decise di tornare in ufficio, la cura prescrittale, cominciava a darle beneficio, l’aveva messa in forze, rinfrancata al punto di riprendere il lavoro a pieno ritmo…
Avrebbe smesso a gravidanza inoltrata, però seguitava a uscire prima dell’orario stabilito, per evitare d’incontrare lui… Sarebbe stato imbarazzante in quelle condizioni! E se fosse stato Pierre? Le si affacciò nuovamente il dubbio, mentre un tale di spalle con la sigaretta accesa gli era sembrato lui…
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Ormai aveva deciso, che il figlio fosse di Gilbert, perché farsi assillare dalle incertezze? Andava riflettendo, mentre a spintoni saliva sul metrò…E se dovesse somigliare a Pierre? Riconsiderò nel sorreggersi durante la corsa, finché un anziano gentiluomo le cedette il posto, che accettò di buon grado… Era trepidante, sudata, mentre accostava l’aspetto dei due partner… il marito biondiccio, di carnagione chiara, alquanto tarchiato e panciuto… L’altro, tutto l’opposto… Nel secondo caso Tunica speranza era che il pupo somigliasse a mammà! Questa considerazione la fece sorridere, mettendola di buonumore, finché scese dal treno… Sulla banchina c’era Pierre… La sua costanza era stata premiata… Stavano per abbracciarsi, ma si trattennero a tempo, non era prudente, qualcuno avrebbe potuto riconoscere lei… Pierre la seguì, sgusciando nell’auto di lei, che mise in moto, avviandosi verso la campagna… Poco dopo, percorso per un centinaio di metri un viottolo, sostò a ridosso di una siepe. Dominique, girandosi, per fissarlo negli occhi: “Devi dimenticarmi… La colpa potrebbe essere mia, per averti illuso, che tra di noi, dopo quella sera, poteva esserci un seguito. È impossibile rivederci, non mi sembra onesto buttare per aria due famiglie…”. Lui, prendendole la mano: “Sapessi quanto ti ho cercata, desiderata, mentre inseguivo chiunque li somigliasse anche vagamente, continuando a sperare d’incontrarti… Di te conosco soltanto il nome, per cui l’unica pista era il metrò… le stazioni che frequenti per andare a lavorare…”.
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Dopo attimi di silenzio, come a volere rimuginare quanto si erano detto, caddero improvvisamente l’uno nelle braccia dell’altra. Mentre si baciavano in lei riaffiorò prepotente il dubbio, che il figlio potesse essere di Pierre. Tale impetuosa sensazione, che le saliva dalle viscere, la pervase illanguidendola. Non rivelò nulla, ma il convincimento, che prepotente si faceva strada in lei, rafforzò il sentimento, che nutriva per ramante!
Si lasciarono col proposito di rivedersi… Lei avrebbe ripreso il treno delle cinque! Irresistibile si rivelò il desiderio di stare assieme… Lei capì, che erano stati inutili i tentativi di sfuggirgli… Tra l’altro, non voleva destinare al figlio un padre diverso, pur dandole maggiore tranquillità attribuirlo al legittimo consorte. Gli incontri che seguirono furono sfuggenti… Si vedevano alla stazione del metrò, per stare assieme lungo il tragitto fino le rispettive destinazioni… Preferivano stare in piedi, per sentire il contatto dei loro corpi. Un giorno si dettero appuntamento in un bar nei pressi del Étoile, mezz’ora prima la partenza del solito treno… Decisero di prendere il successivo e poi l’altro ancora… Avevano tante cose da dirsi… Con le illusioni, i pazzi entusiasmi… vennero i progetti… Lui azzardò, che avrebbe lasciato la famiglia, per andare a vivere con lei! Dominique era confusa, affascinata dalle parole di Pierre, che proponeva no ciò che lei voleva sentire… Come succede in questi casi, si considera, che non era stato vero amore quello finora provato…
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Arrivarono tardi alle rispettive case… Lei addusse un improvviso malore, che la costrinse a fermarsi in un bar, finché non si sentì di affrontare il viaggio. Lui, i soliti imprevisti di lavoro… Seguirono la foratura del pneumatico, entrambi abitavano a diversi chilometri dalla stazione del metrò… Così lo sciopero selvaggio dei macchinisti, magari annunciato e poi non mantenuto, per cui le spiegazioni diventavano sempre più imbarazzanti. Si resero conto, che vivevano come prigionieri cui era concesso solo la “boccata d’aria” e non più… Loro, invece volevano tempo, tanto tempo, per parlare, conoscersi meglio, stare assieme, ma erano schiavi degli orari, vittime degli intoppi, che inesorabilmente si ripercuotevano sui già ristretti programmi. Succubi dell’orologio, le cui lancette consumavano con gli occhi a furia di consultarle, andavano sempre di corsa, con l’affanno, per recuperare su quegli attimi, che in termini di tempo allungavano di pochi minuti i loro incontri. Decisero, che così non poteva continuare, struggendosi di desiderio nel ricordo di quell’unica volta, la meno prevedibile, che aveva fatto l’amore… Non vi erano stati più attentati al treno, né era capitata occasione, per restare appartati col breve tempo a disposizione, frutto di ossessive forzature.
Organizzarono la fuga da quanto li opprimesse, dovessero rendere conto… Avrebbero lasciato una lettera d’addio ai rispettivi consorti… A voce sarebbe stato più complicato…
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Il giorno stabilito, Dominique attese, che uscisse il marito, poi frugò nella scrivania di lui e tra copie commissioni di case vinicole e scartoffie, rinvenne la carta da lettera. Nel prenderne un foglio, le capitò sottomano la certificazione di un’analisi di laboratorio, era recente e attestava, che l’esame sul liquido seminale di Gilbert fosse negativo, cioè infecondo… Altre analisi, spillate con quella appena letta, ma eseguite in epoche diverse, riportavano lo stesso esito… Rimase di stucco… Basita! Si rese conto del perché il marito avesse accantonato l’argomento figlio e. malgrado ciò, quando lei gli aveva annunciato di essere incinta, lui accolse l’evento con gioia, mantenendo l’entusiasmo pure dopo avere avuto conferma della sua impotenza a procreare! l’anta meravigliosa comprensione, non poteva che derivare da un sentimento profondo, da uno sconfinato amore, che non poteva essere deluso, ulteriormente mortificato… ancora ingannato!
A quel punto ogni decisione diventava difficile, quasi impossibile affrontare il realizzando progetto, senza considerare la circostanza appena scoperta… Se la certezza, ormai, che fosse incinta di Pierre la spingeva verso l’amante, la generosità di Gilbert nel non dare peso alla gravidanza e accogliere, come suo il figlio di un altro, assieme alla prova del tradimento, la lasciava perplessa, fortemente indecisa a lasciare il marito. Pure Pierre ebbe un ripensamento… Quella mattina la figlia, nel salutarlo lo strinse forte al collo, come avesse avuto il presentimento di non vederlo tornare la sera… Si mise a piangere, quando la madre tentò di scrollarla da quell’abbraccio… Si fece promettere, che le avrebbe portato un regalo… “Bello come il mio papà”, concluse rasserenandosi, mentre, aiutata dalla mamma, riprese ad addobbare l’albero di Natale… La festa più sentita dell’anno, infatti, era alle porte… Già la prima, timida neve imbiancava i tetti di Parigi. Nessuno dei due andò all’appuntamento e non trovando giustificazione, per il repentino abbandono dell’esaltante progetto, dopo tante promesse d’amore, cambiarono sta/ione del metrò, orari e specie lui prese l’abitudine di recarsi al lavoro con l’auto. Pensandosi, quando affiorava il rimpianto di quel sogno d’amore, ciascuno di loro si sentiva in colpa, per avere mancato alla promessa… L’uno riteneva di avere piantato l’altra e viceversa, mentre erano stati entrambi inadempienti, ma non lo seppero mai!
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Finito di stampare nel dicembre 1993
Da “Avvenire 2000″
Per conto di
Editrice Associazione
Culturale “Parentesi” – Messina
Via Marco Polo. 399 – 98125
Supplemento a “Parentesi” N. 23/93
Registro Stampa
Tribunale di Messina n. 2/89
Registro Nazionale
della Stampa n. 3127
Associato all’USPI
Direttore responsabile; Filippo Briguglio