Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

“Parentesi” I nostri servizi – Dietro le quinte del Costanzo Show

Geri Villaroel al Maurizio Costanzo Show
di Filippo Briguglio

Lo scrittore messinese Geri Villaroel è stato ospite del Maurizio Costanzo Show lo scorso 2 giugno. Una partecipazione “offuscata”, che, a detta di tutti quei messinesi che conoscono lo scrittore ed hanno appositamente seguito la serata televisiva, non ha messo in giusta luce la consueta verve del personaggio. Cosa è accaduto? Chi ha redatto la scaletta non ha forse messo a fuoco la personalità e la sicilianità dello scrittore? O che altro è successo? Come nasce una puntata della ormai famosa trasmissione? Come si diventa ospiti del Costanzo Show? Cosa si muove dietro le quinte? Perché la partecipazione al più celebre salotto televisivo d’Italia è ambita da molti?
Prendiamo lo spunto per penetrare, anche attraverso le parole di Villaroel, all’interno di uno spettacolo che da undici anni mantiene ininterrottamente una elevata audience.

Per il pubblico televisivo il Maurizio Costanzo Show inizia intorno alle 23 e si protrae tra interventi, applausi e interruzioni pubblicitarie (i cosiddetti “consigli per gli acquisti”), molto oltre l’una di notte.
Lo spettacolo dal vivo, invece, per il pubblico presente al Teatro Parioli, inizia alle 19, con Costanzo che esce dal sipario del palcoscenico insieme al maestro Bracardi per introdurre la puntata, e termina alle 21 circa; ma la partecipazione degli “ospiti” segue un iter che prende tempi ben più lunghi.
Essa inizia con la partenza, solitamente il mattino del giorno dell’intervento, dell’invitato, al quale con il viaggio e l’ospitalità sono offerti dalla produzione.
«Ho trovato il biglietto aereo prepagato all’aeroporto di Reggio Calabria» racconta Villaroel, «e al mio arrivo a Fiumicino c’era ad attendermi un incaricato con un cartello recante la scritta “Maurizio Costanzo Show” ed il mio nome; questa persona mi ha accompagnato in un albergo molto chic del quartiere Parioli, l’Hotel Aldrovandi, dove, alle 18 circa, sono tornati a prendermi per condurmi al Teatro Parioli».
A questo punto comincia “l’avventura”. Dietro le quinte nulla viene lasciato al caso: con una organizzazione ormai collaudata da undici anni di esperienza scenica, i vari collaboratori accolgono, intrattengono, accompagnano gli ospiti. Ogni addetto dello staff svolge una precisa mansione, che fa parte di uno schema predisposto; in un lungo corridoio viene allestito per l’occasione un piccolo rinfresco. Maurizio Costanzo, in abito da scena, trucco incluso, scambia nel suo studio privato qualche rapida battuta con ciascuno degli ospiti per conoscerli personalmente ed illustrare, molto succintamente, la scaletta del programma, il posto da occupare, qualche segnalazione particolare. «Nel mio caso» precisa Villaroel «mi ha comunicato che avrei trovato sulla sedia il cofanetto dei miei libri che avrei dovuto, dopo una sua iniziale introduzione, poggiare a terra in modo che fosse ben visibile alle telecamere».
Alle 19, tutti pronti per andare in onda: gli ospiti si incolonnano secondo quello che sarà, poi, l’ordine di chiamata, e si ha «la sensazione di essere pronti a lanciarsi con il paracadute, quando agganciati alla fune di lancio, si attende di gettarsi nel vuoto», secondo la descrizione di Villaroel.
Una breve presentazione per ciascuno dei personaggi che sta per fare il suo ingresso e, mentre tutto segue il rituale prestabilito e consolidato, voilà, il salotto è completo. La serata ha inizio.
Ma come si arriva al Maurizio Costanzo Show? E perché vi si è invitati?
«Intanto, perché si è riusciti ad arrivare a Roma» spiega Villaroel. «Io, per esempio, avevo già presentato uno dei miei libri, Vita senza giovinezza, alla libreria Remo Croce di Roma. Pertanto, il nome deve circolare nell’ambiente romano».
La ragione per la quale si è chiamati richiede, invece, un discorso più ampio.
Alla redazione del programma giungono ogni giorno circa trecento lettere, che vengono esaminate, classificate e selezionate tenendo conto della disponibilità dei candidati e della loro idoneità rispetto ai temi che la programmazione, effettuata durante la quotidiana riunione di redazione guidata da Costanzo, prevede di trattare nelle serate successive.
«Io sono andato» dice Villaroel «con lo spirito dello scrittore che deve necessariamente accontentare l’editore: per trovare chi ti pubblica devi dargli il prodotto e, quindi, la vendita. Infatti, se è vero che nell’iter di un libro già il placet del grande lettore incaricato dall’editore di leggere il brogliaccio apre la porta della pubblicazione, è pur vero che, dopo la prima pubblicazione, nella valutazione globale di darle un seguito l’editore include con il prodotto anche la resa di vendita del libro precedente»1.
Diverso è invece il discorso per quanto riguarda Angela Cavagna,2 ospite della stessa puntata.  Si può ipotizzare, per esempio, che l’editore in questo caso abbia valutato non già prima il prodotto, bensì il ritorno in termini commerciali che poteva derivare dalla notorietà e, perché no, dalla «ridondanza e dall’abbondanza del personaggio» per dirla con Villaroel, «intese in senso lato».
Ecco allora che la presenza al Costanzo può rappresentare una spinta promozionale oppure l’investimento su un nome che circola e, poiché se ne parla, fa parlare; oppure un’attrazione per gli spettatori perché il personaggio fa spettacolo.
Comunque sia, il tutto viene gestito, pur se con grande professionalità, in modo da fare “show” e da richiamare un grosso pubblico: si succedono così frammenti di programma sapientemente distribuiti, tali da conseguire un’elevata audience, perché in base all’audience si generano gli introiti della pubblicità.
Quali sono allora, le impressioni, le sensazioni di Villaroel ospite della trasmissione, “oscurato” da una disattenta messa a fuoco delle caratteristiche intrinseche del suo personaggio? Si consideri anche che la serata era già di per sé “particolare”: la bomba scoperta e disinnescata quella stessa mattina in pieno centro aveva fatto riecheggiare lo spettro della recente esplosione di via Fauro, al quartiere Parioli, da molti considerata un attentato a Costanzo. Il conseguente fuori programma con la partecipazione del sociologo Pino Arlacchi ed il Giro d’Italia avevano fatto poi il resto.
«Le impressioni sono quelle che una persona come me, già abituata alle luci della ribalta (la presenza in palcoscenico dopo la rappresentazione nelle piazze di una delle mie commedie, Piano Bar, e la partecipazione a trasmissioni di Raiuno e Raidue) riporta in un’occasione come questa: con quei compagni di cordata, chiamiamoli così, che mi sono ritrovato, non avrei potuto dire di più, né avere maggiore spazio. Tutto ciò che di altro da quello che è stato fosse venuto, sarebbe stato un di più, una nota stonata».
Delusione, dunque?
«Delusione, non direi. La delusione non fa parte della partecipazione, per quanto gradita possa essere, ad uno spettacolo. Piuttosto, stupore. La cosa che mi ha colpito di più infatti, è stato scoprire un contraltare, inimmaginato ed inimmaginabile, di variegata umanità. Soprattutto la ragione della presenza dell’avvocato Marcantonio Bezicheri, con tanto di barba, tanto di segretario e tanto di spocchia, che avevo già incontrato in albergo e quindi in taxi andando al Parioli insieme e con il quale avevo avuto occasione di scambiare opinioni su fatti sociali, su Bologna, su Messina, sulla Sicilia e su vari problemi, mi ha colpito come una doccia fredda. Veniva, infatti, naturale pensare che la sua presenza fosse collegata alla voglia di mettere a fuoco la situazione giudiziaria italiana, o un fatto legale importante, o un particolare argomento giuridico. Invece no: l’avvocato era stato fatto “catturare” da Costanzo soltanto perché un giornale gli aveva rifiutato la pubblicazione di un necrologio preparato per i suoi gatti asfissiati in un piccolo incendio casalingo. Ecco allora che, in una serata così organizzata, dove ognuno parlava per sé e si parlava addosso, con persone come l’avvocato Berzicheri, sicuramente assurto al ruolo di beniamino per gli amanti degli animali, il transessuale palermitano Francesco Campobello, sicuramente orgoglio e invidia dei suoi simili per i vent’anni di prostituzione esercitati con lauti guadagni, la signorina Rosaria Arcieri malata di reni, che suscitava tanta tenerezza e comprensione, l’attrice Patrizia Loreti che parlava come Paperino, ed infine Angela Cavagna con la sua “abbondante” presenza scenica, io non avrei potuto dire di più. Mi resta solo l’interrogativo se, alla fine della serata, Maurizio Costanzo non abbia avuto il dubbio di non avermi dato la giusta collocazione nella giusta serata. In una puntata, cioè, in cui il tema comune, affrontato da tutti, ciascuno con la propria opinione, potesse dare veramente adito ad un “salotto” quale la trasmissione vuole essere. Ma questo potrò accertarlo se, come è vero, sarò nuovamente ospite di Costanzo, che mi ha rinnovato l’invito a partecipare ad una futura serata, che spero sia di tutt’altra portata».
Talk show, amenità, trasmissione giornalistica che dir si voglia, il Maurizio Costanzo Show si avvale di “speciosità”, come le chiama Villaroel, che, comunque, fanno spettacolo. Uno spettacolo dalla formula ormai ampiamente sperimentata e gradita, dove la scena, pur se tenuta in modo non sempre brillante («Ma ogni volta è una serata diversa», secondo Costanzo), è comunque presenza: normale, intellettuale, appariscente, umana, stravagante e via dicendo, per dipingere quel “contraltare di varia umanità” di Villaroel, ma pur sempre spettacolo, e con esso audience e, quindi, pubblicità nei suoi vari aspetti.
Comunque sia, il “salotto” più famoso d’Italia, ambito per diverse ragioni, è una tappa quasi obbligata, sicuramente molto importante, come dimostra il successo progressivamente raggiunto da “sconosciuti” quali, tanto per citarne solo alcuni, Giobbe Covatta, Joele Dix, Davide Riondino, Marco Carena, Dario Vergassola; una vetrina per chi vuole mettersi in luce, per chi è spettacolo e per chi ne fa.
Una formula della quale, pur riconoscendo che l’impostazione è improntata alla massima professionalità, è difficile delineare i contorni: uno spettacolo che fa “business”? O un “business” che diventa spettacolo?

di Filippo Briguglio

“Parentesi” 7) Anno V n.22 Giugno –luglio 1993

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