GLI OCCHI PUNTATI SU BARRAQUER
Barcelona, capitale della cultura e della oftalmologia mondiale. Per cure ed Interventi gli italiani dovranno andare a loro spese, grazie all’assurdo decreto del
Ministro della Sanità e alla inerzia dell’Assessorato regionale. È l’ora di smetterla di giocare sulla pelle della gente.
di Mario Calamia
Barcelona (Spagna) – La città delle grandi realizzazioni architettoniche di Antonio Gaudi, il più universale degli architetti che ha dato la Catalogna, la città commercialmente dei fenici e dei greci, dei visigoti, con la sua gente sempre pronta ad accogliere il forestiero, patria di grandi artisti da Garcia Lorca a Picasso, con la sua storia affascinante conquista e convince il turista. Le libere associazioni culturali, numerose, crescono in fretta, ognuna delle quali con una propria entità e connotazione progettuale, tutte ammesse al contributo per la produzione di cultura. LasRamblas,per lo scrittore inglese Somerset Maugham “la strada più bella del mondo”’, inrealtà, è il viale più celebre di tutta la Spagna, una linea retta che uniscePlazadeCataluñae laPuertade laPaz; la Cattedrale di Sant’Eulalia, Parco Güell, la Sagrata Familia Casa Mila tanto per citarne alcune tra le opere tra le più significative che fanno di Barcellona la capitale della cultura spagnola. Ma vi è anche un’altra Barcellona, importante, anzi, importantissima, quella della oftalmologia a livello internazionale che si chiama Barraquer. Un’istituzione a servizio della scienza e dell’umanità. Quattro generazioni ad oggi, un impegno che dura e si trasmette da una dinastia all’altra, da padre in figlio, in una sorta di testamento sempre aperto. José Antonio Barraquer Roviralta (1852-1924) definito “El creador de la moderna oftalmologia catalana”per proseguire con Ignacio Barraquer Y Barraquer (1884-1965) autore di trentamila operazioni, illustre studioso di diverse discipline mediche e professore de la catedra de Oftalmologia de Barcelona. Nel 1910, sposò Josefina Moner, dal cui matrimonio nacquero Ignacio Y Barraquer e Joaquin Barraquer. attuale direttore del famoso Centro. L’ultima generazione è rappresentata da
Rafael Barraquer Compte e Maria Elena Barraquer Compte, nati dal matrimonio di Joaquin con Mariana Compte. Ma limitiamo a qui i dati personali (datos personales) per dare spazio al Centro di via Laforja 88. Un vero centro di ricerca e di studio con accanto una clinica altamente specializzata nel proprio settore, di elevato livello tecnologico realizzato nelle sue strutture dall’architettoJoaquínLloret neivarimomenti
progettuali risalenti al 1936, ’41 e 60. Un edificio maestoso in assonanza all’attività scientifica che si svolge al suo interno, opera di illustri medici nelle varie branche e suddivisioni della chirurgia oftalmica con a capo il professor Joaquin Barraquer,Catedráticode Cirurgia Ocular,autore di nuove tecniche di microchirurgia, sessantaquattrenne, un’autorità, grazie al quale e ai suoi collaboratori prestigiosi; Alfredo Muiños,capo scuola, definito “il re della retina”, con AlbertoMuiños, un giovane promettente oculista che
si farà strada, con Francisco Mateus. CarlosHeredia,Rafael Compte, Daniel Vilaplana, José Temprano; in Medicina interna: José Massana e tanti altri ancora, il Centro si pone all’attenzione di tutto il mondo. La gente dice meraviglie! Gli occhi sono puntati su Barraquer.
Si guarda con crescente interesse e si attendono i prodigi della scienza. Gli attestati, i titoli accademici, i prestigiosi riconoscimenti nazionali e stranieri, le pubblicazioni, non si contano più sono tanti, tantissimi JoaquínBarraquer conserva quella cordialità che trasmette assieme al rigore nel solco della tradizione della discendenza Barraquer. Alla clinica Barraquer la gente giunge da ogni parte del mondo per l’alta specializzazione in chirurgia oftalmica. Sono numerosiipazienti che giungono dall’Italia per trovarvi tecnologia avanzata, stile, attenzione ai confort personale dell’infermo, igiene, un’equipe medica di qualità che corrispondono ad una mentalità progredita. Tentare di dare un numero alla gente di ogni nazionalità che giunge a Barcelona per farsi mettere mani agli occhi è quasi impossibile. Dovremmo ricorrere alle statistiche, ma la aritmetica non serve alle nostre osservazioni. Le ampie ed accoglienti sale d’attesa sono affollate, mentre la filodiffusione trasmette sottili e delicate musichette e le modulate voci di assistenti ed infermieri s’intrecciano in cognomi e nomi dei più svariati. All’interno degli studi i medici specialisti filtrano i pazienti dall’anamnesi al giudizio di operabilità.
Lo spettacolo è dei più vari: bambini, giovani, adulti, anziani, handicappati bianchi o neri. Non importa, l’obiettivo fondamentale rimane quello di risolvere il problema in profondità. Dall’areoporto “Leonardo da Vinci” di Roma molti connazionali attendono un DC 9 della Compagnia di bandiera che li porti a Barcelona.
Con quanti ci siamo visti! Non sono diminuiti anche quando il ministro della Sanità, un medico, Francesco De Lorenzo, liberale, con un colpo di spugna, ha cancellalo ogni forma di ricovero all’estero, con rimborso delle spese ai suoi connazionali colpiti da affezioni oculari. Un’iniziativa, a dir poco, assurda e irragionevole Dimenticanza, leggerezza, superficialità? Non sapremmo dire, forse, un po’ di tutto. Il decreto ministeriale 24 gennaio 1990, con il quale vengono indicate le patologie e le prestazioni fruibili nel quadro dell’ assistenza sanitaria all’estero presso centri di altissima specializzazione esclude l’oftalmologia, la microchirurgia oftalmica. Com’è possibile? Purtroppo, è vero. Le Usl non accettano le istanze finalizzate ad ottenere l’autorizzazione ai ricoveri all’ estero con rimborso spese come per il passato. La Sicilia, una regione a statuto speciale, con potestà di legiferare, con l’ultima legge 5 gennaio 1991, numero 3 ha abrogato le disposizioni che prevedono i ricoveri all’estero già contemplati nella legge regionale 3 giugno 1975, numero 27, modificata dalla successiva legge 23 luglio 1977, numero 66. Insomma, una legislazione che, in democrazia e in regime di libertà, neghi ai cittadini di recarsi all’estero con l’ammissione al rimborso parziale o totale delle spese fa parte di una logica quanto meno assurda. L’assessore regionale Alaimo si faccia carico di una revisione ed integrazione della legge .Diceva Sant’Agostino “gli occhi sono i portieri del cuore Vigilate! “. A Barcelona si arriva bendati e si riparte con i propri occhi o con quell’unico occhio su cui
si è intervenuto. Superato il portone di ferro sulle cui maniglie è scolpito l’occhio, segno che viene riproposto in ogni parte della clinica, simbolo di una prestigiosa continuità, si entra nel vivo della speranza. La profonda umanità, l’apertura, la riservatezza mescolate alla professionalità sono presenti nel personale sanitario, paramedico e persino negli inservienti. Iniziano con A. Arguinarena ai servizi amministrativi per continuare con Sirta Mercedes alle Relaciones pùbiicas. All’estero, tra gli spagnoli che si incontrano per strada c’è tanta cordialità. Nello stabile “Apartamentos Laforja, 128” il sorriso smagliante di Isabel Dieguez Perez alla recepcion accoglie gli ospiti e rende più accettabile il soggiorno prima e dopo la degenza in clinica. Inoltre Barcelona e terra di santi. Un recente libro dal titolo: “Sonia, una muchacha que ha dejado huella” con la prefazione del cardinale Narcis Jibany, arcivescovo di Barcelona, narra la vita di una giovinetta Sonia Diaz Parga morta m odore di santità. La mamma di Soma. Isaura Parga è infermiera presso la clinica Barraquer.
Insomma, una città dai molteplici voti, ognuno dei quali ricco di storia e di tradizioni, immersa nella penisola Iberica, senza perdere la propria identità.
Mario Calamia
“Parentesi” anno III n.15 settembre/ottobre 1991