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Recensione:
L’autore, nostalgico per la sua terra, che vorrebbe ad ogni costo che gli stessi abitanti conoscessero più in profondità per gustarne tutta la bellezza, continua a proporre con il racconto “La quaglia” frammenti di vita che appartengono al passato. Il Caminiti affronta il presente in una lettura nuova saltellando qua e là e stabilendo quel giusto rapporto dal quale ogni cosa riceve impulso. Sono note di una rivissuta fanciullezza attraverso i personaggi che l’autore descrive in una successione di fatti legati allo stesso ed unico filone: l’amore per la propria patria, che lo aggancia sempre in un rinnovato rapporto alla sua terra e in ciò che accade. Il linguaggio piano e scorrevole agevola il lettore a comprendere, preso dalla nascente curiosità, cosa voglia, alla fine, l’autore mettergli dentro. Lo scrittore ai suoi attenti lettori non nasconde nulla. I fatti dallo stesso narrati con una cronologia che diventa storia sono autenticamente veri, capitatigli in un’età capace di memorizzarne i particolari: la fanciullezza, quella propria, senza per questo chiedere nulla all’altrui esperienza. I personaggi, in questo racconto, sono tutti legati al suo personale ricordo e, per ognuno di essi, riporta un atteggiamento, un frasario che serve alla immediata identificazione. Quel tipico dialetto siciliano che è di casa “Signurinu, vi raccumannu, silenzio e quaglia in bocca”. Sono le ultime battute del racconto in cui lo scrittore con avvedutezza non rinuncia al suo solito messaggio: la rievocazione di ”genti e memorie che cominciano a sbiadire, di una Sicilia ignota alle nuove generazioni, che pur tuttavia ci appartiene”.
Editrice ” Parentesi”Luglio 1991