Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

IL FAMEDIO DEL GRAN CAMPOSANTO DI MESSINA/2 – UN PERCORSO NELLA NOSTRA MEMORIA STORICA

di A. Amato – A.Conti Nibali – F. Maggio

Il Pantheon avrebbe dovuto essere centro non solo del Famedio ma di tutto l’impianto distributivo del Gran Camposanto. Per questo motivo la sua dimensione è rapportata piuttosto all’intera collina anziché alle pur grandi gallerie monumentali laterali, rispetto alle quali risulta intatti relativamente sovradimensionato. È comunque, in ogni caso, centro reale; come tale è individuato da un’architettura che, nel rispetto accademico dell’eclettismo imperante, assegna a questo tipo di edificio la tipologia del pantheon romano: un’architettura, cioè, a pianta centrale, sormontata da copertura a bacino. L’edificio, pur legato alla precettistica manualistica, offre tuttavia un esempio di grande architettura, dettata da un grande mestiere. Il Famedio, destinato ad accogliere le spoglie dei cittadini più illustri, fu gravemente danneggiato dal sisma del 1908 e versa attualmente in deplorevoli condizioni di degrado. Ancora oggi ospita i monumenti sepolcrali di Felice Bisazza, Giuseppe La Farina e Giuseppe Natoli, opera rispettivamente di Gaeta90 Russo, Gregorio Zappalà e Lio Gangeri, oltre a vari busti marmorei fra i quali quelli di Giacomo Natoli, Silvestro La Farina e Luigi Pellegrino, eseguiti da Salvatore Buemi, Saro Zagari e Lio Gangeri.

La nostra ricostruzione delle tavole di progetto del Famedio, effettuata nell’ambito di uno studio promosso dall’Associazione culturale degli Insiemi per richiamare l’attenzione della città sul suo valore storico e architettonico, intende costituire un primo essenziale strumento operativo ai fini del necessario ed urgente intervento di restauro. Intervento che per il Famedio, oltre che riguardare il restauro conservativo dell’esistente, dovrà interessare anche il recupero dell’intera spianata. La Galleria, una volta restaurata, potrebbe ridiventare la sede di un percorso nella memoria storica del nostro Ottocento, ospitando nei suoi ambienti ciò che rimane delle sculture che già custodiva, oltre che i plastici e i disegni di progetto dell’intero complesso architettonico Per quel che riguarda lo zoccolo di base, i sotterranei e la spianata, appare necessario impedire il protrarsi di interventi tali da comprometterne la qualità e l’unità architettonica. In proposito, se i margini d’intervento nei sotterranei appaiono ristretti, non sembra azzardato proporre un trasferimento delle sepolture di recente sistemate nella parte sud della spianata.
Ciò in attesa che una consapevole riflessione collettiva sul significato del Famedio possa fornire le indicazioni per un eventuale intervento più complesso, che trascenda il semplice restauro dell’esistente.

In gravi condizioni di degrado, determinate dall’incuria, versano purtroppo anche il Cenobio (opera dell’architetto Giacomo Fiore) e la circostante spianata, i cui restauri sembrano comunque essere già in programma. Il sisma del 1908 provocò danni agli elementi decorativi dell’edificio senza tuttavia comprometterne gli elementi strutturali né scalfirne, se non minimamente, l’organicità complessiva dell’immagine.
Il Cenobio, pregevole opera di accademia neogotica, fu già oggetto di un intervento di restauro nel primo dopoguerra. Posto al culmine della collina, a cui si ascende attraverso un delicato e articolato sistema di stradine e sentieri, conclude il grande asse centrale dell’intero Gran Camposanto, che, partendo dalla porta principale. sale fino alla cappella di Sam Basilio degli Azzurri (opera di Gregorio Bottari), attraversa il pianoro del Famedio, dove avrebbe dovuto essere costruito il grande pantheon, e giunge appunto sulla cima della collina Le varie zone in cui è suddivisa la spianata sono occupate da sepolture, per la quasi totalità risalenti agli ultimi decenni dell’Ottocento ed ai primi anni del nostro secolo Nelle zone più prossime all’edificio del Cenobio sorgono numerosi tumuli monumentali. L’insieme, che non presenta ancora compromissioni irreparabili, costituisce una eccezionale testimonianza storica di un’epoca di cui Messina conserva, per il resto, pochissime tracce. A parte il valore storico e documentario, numerose sepolture possiedono elevate qualità artistico-formali. Basti ricordare che nella spianata sono presenti, fra l’altro, opere di Lio Gangeri, Giovanni Scarfì, Saro Zagari, Gregorio Zappala, tanto per citare solo i nomi più noti. Vi operò insomma un gruppo di interessanti scultori, alcuni dei quali esercitarono la propria attività e raggiunsero una vasta notorietà anche al di fuori dell’ambito cittadino, che testimoniano di un’epoca contraddistinta da un fervore culturale e da un livello artistico che nella attuale realtà non trovano   purtroppo molti riscontri.

A. Amato – A.Conti Nibali – F. Maggio

Parentesi anno II n.8 maggio 1990

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