Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

Economia & impresa: ancora sulla Legge “de vito”

IMPRENDITORI SI DIVENTA, MA A QUALE COSTO…

di Biagio Adile

Politica clientelare, malia, indifferenza: ecco I nemici della legge 44/86.

Nel numero precedente di “Parentesi” (Legge De Vito: Un bilancio scoraggiante) era stato espresso, a proposto della legge 44, un giudizio complessivamente deludente sulla sua concreta attuazione nella provincia di Messina.
Si è anche visto come il confronto con altre regioni del meridione d’Italia sia tutto a svantaggio della nostra provincia, il che pone spontaneamente l’interrogativo sulle possibili cause di questo stato di cose.
Senza eccedere in profonde elucubrazioni sulla “cultura d’impresa “va da sé, innanzitutto, che la pura e semplice constatazione delle oggettive difficoltà di attuazione della legge (che sinteticamente a possono individuare nella non facile coniugabilità di esperienza professionale, capacità progettuale e disponibilità finanziaria immediata nei giovani potenziali imprenditori del sud) non basta, da sola, a fornire una valida spiegazione a l caso un’attivazione solo formale delle istituzioni che dovrebbero dare diffusione alla conoscenza della legge e della sostanziale latitanza del sistema bancario. Tutte ragioni sufficenti, da sole, a frenare qualunque tentativo di crescita economica, ma tanto più efficaci se si considerano le caratteristiche di fondo del tessuto socioeconomico del messinese su cui quell’iniziativa legislativa dovrebbe far presa e nel quale l’attesa dei “posto”‘ sicuro, da parte dei giovani in cerca di prima occupazione, sembra fare largamente aggio sul desiderio di mettersi in proprio.
Un’analisi appena superficiale dell’attuazione della De Vito nelle regioni meridionali interessate consente, inoltre, di definire un rapporto assai stretto tra il numero (e la qualità) dei
progetti elaborati ed il tessuto imprenditoriale locale. Laddove questi si presenta attivo e con forti e capillari radici affondate nel territorio circostante, più diffusa appare la cultura d’impresa, che non si manifesta necessariamente con le caratteristi tecnologico organizzativo, ma spesso più semplicemente nella forma di un’approccio più disinibito, e possibilista, nei confronti dell’avventura imprenditoriale.
Appare anche evidente come un’imprenditoria adulta influenzi positivamente non solo le associazioni di categoria, ma anche le istituzioni pubbliche, come per esempio le Camere di Commercio, oltre che il sistema creditizio locale L’ insieme coordinato delle iniziative proveniente dai vari protagonisti dello sviluppo spiega, perciò, la valida affermazione dell’iniziativa per l’imprenditoria giovanile in una provincia come Napoli per esempio.

Naturalmente non è il primato imprenditoriale la causa ultima del successo o del fallimento delle iniziative di sviluppo. Tutt’altro A volte basta una forte componente politica, purché determinata a mettere in moto un autentico processo di crescita. Ma, date le caratteristiche proprie della legge in argomento, ci sembra che il fattore di successo, probabilmente non consapevole, sia rappresentato proprio dall’imprenditoria locale e dalla sua capacità di trasmettere “cultura d’impresa” nel territorio circostante.

Spiace ammetterlo, ma la nostra imprenditoria, salvo le dovute eccezioni, appare invece priva di vitalità, carente dal punto di vista della capacità progettuale, fondamentalmente viziata da anni di assistenzialismo meridionalista, incapace, infine, di cercare soluzioni cooperativistiche o comunque di collaborazione di fronte all’espansione dei mercati e quindi spesso facili preda delle mire dei
più agguerriti imprenditori del nord (spesso pù interessati ai nostri mercati di consumo che alle reali capacità produttive delle nostre aziende, come sembra essere confermato dal caso della recente acquisizione degli stabilimenti della Birra Messina da parte dell’olandese Heineken, la quale ha deciso di chiudere gli impianti di Catania e potrebbe far seguire la stessa sorte a quelli messinesi).

Se allarghiamo l’orizzonte aldilà della provincia, ci si rende conto, inoltre, che una parte non minore dell’insuccesso della De Vito è direttamente imputabile a quella sovrastruttura,
impalpabile ma reale, costituita dall’intreccio, tipicamente meridionale, anzi siciliano (è il caso di ammetterlo) tra politica delle clientele e mafia, capace di soffocare il ricorso a qualunque forma di incoraggiamento all’autodeterminazione.
Intendiamo riferirci al sistema “triangolare” siciliano, che si sovrappone a quello politico di facciata (solo apparentemente identico a qualunque altra parte del Paese), costituito dai vertici politico-istituzioni-mafia, in cui il meridionalismo vittimista dei politici si incarica di richiedere al Governo centrale continue risorse finanziarie per le emergenze di tutti i giorni (quelle vere e quelle presunte) che il sistema tutt’altro che cristallino degli appalti (espressione dell’altro vertice dei sistema le istituzioni) provvede successivamente a dirottare verso le grandi realizzazioni infrastrutturali volute e gestite dalle famiglie vincenti della mafia isolana. Si capisce come m simile contesto non possa esserci posto per un’imprenditoria sana, pulita, adulta. Tale sistema rigido non ammette deviazioni e, naturalmente, ignora, oppure ostacola con pervicace arroganza, qualunque tentativo di sganciare i giovani dal guinzaglio della clientela politica o, peggio, da quello della manovalanza delinquenziale.
Questo controllo non è necessariamente consapevole. Più spesso si esercita nelle forme subdole e velenose dell’indifferenza, dell’inefficenza, del tornacontismo, che sembrano contaminare, come una sorta di virus maligno, le istituzioni cui viene demandata l’attuazione delle attività di riforma e crescita civile ed economica della Sicilia.

Quello che i sociologi definiscono, con notevole efficacia rappresentativa, “cultura mafiosa” dei siciliani onesti (onesti perché non implicati in alcuna attività propriamente delinquenziale, ma colpevoli per omertà ed indifferenza).

I giovani che hanno provato a rivolgersi alle Camere di Commercio o agii sportelli di qualche banca siciliana oppure agli uffici informazione delle associazioni di categoria per avere informazioni utili sulla legge 44 (cioè informazioni immediatamente spendibili lungo il cammino non facile che porta dall’idea d impresa alla sua materiale attuazione e non intili fotocopie di qualche comunicato stampa) sanno bene che cosa si intende dire.

Diventare imprenditori in Sicilia, quindi, è ancora possibile, ma a costo di mettere nel conto i superamento, tutt’altro che facile, di difficoltà non previste dai testi di economia aziendale

LA LEGGE IN SINTESI

Si tratta del decreto-legge 30 dicembre 1985. n. 786 (in G.U. n. 306 del 31.12 1985) coordinato con la legge di conversione 28 febbraio 1986, n.44 (in G.U. n. 50 del l’1. 3.1986)
concernente: “Misure straordinarie per la promozione e lo sviluppo della imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno”.

Soggetti beneficiari: “Cooperative di produzione e lavoro o società costituite prevalentemente da giovani tra 118 e i 29 anni, le cui quote di partecipazione o le cui azioni spettano in maggioranza ai medesimi, aventi sede e operanti nei territori meridionali”.
Settori Interessati: Produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria nonché fornitura di servizi nei settori dell’agricoltura, dell’industria e dei turismo e a favore delle imprese appartenenti a qualsiasi settore.
Le agevolazioni: Per le spese d’impianto e per le attrezzature:

Contributo in conto capitale fino al limite massimo del 60% delle spese stesse; Mutuo a tasso agevolato nella misura del 30%. Per le spese di gestione: Contributi nella misura del 75% per il primo anno, del 50% per il secondo e del 25% per il terzo, sulle spese di gestione effettivamente sostenute e documentate nel limite del volume di spesa previsto nel progetto.
Particolari privilegi o priorità sono previsti nelle seguenti ipotesi: “progetti che prevedono, fra l’altro, lo sfruttamento di beni e di infrastrutture già esistenti e la valorizzazione delle risorse locali”; “progetti presentati da cooperative o società a prevalente composizione femminile; iniziative localizzate nelle zone a più alto livello di disoccupazione (è il caso della provincia di Messina n d.r.); “progetti connessi all’introduzione di nuove tecnologie o nuove tecniche di gestione con particolare riferimento all’artigianato, alla produzione e trasferimento di nuove tecniche agricole, alla produzione di beni sostitutivi di importazioni (compresi i servizi turistici n.d.r.), al risparmio energetico ed ai servizi alle imprese, tra i quali servizi di gestione contabile, ricerche e promozione di mercato, consulenza organizzativa, commercializzazione dei prodotti agricoli, servizi di informatica”.
Altre cose da sapere:
Per quanto riguarda i progetti relativi alla produzione di servizi, la legge prevede l’ammissibilità alle agevolazioni solo se tali servizi sono resi ad altre imprese e non a privati. Per tali
progetti, inoltre, non sono finanziabili gli acquisti di beni immobili. Particolarmente importante risulta la possibilità di ottenere un’assistenza qualificata nella fase della progettazione e di avvio delle iniziative. Non va, inoltre, sottovalutala l’attività di formazione e di qualificazione professionale tra le agevolazioni concesse ai progetti ammessi e che caratterizza in maniera sicuramente
nuova e positiva questa forma di intervento per il Mezzogiorno d’Italia.

A CHI RIVOLGERSI

Il principale punto di riferimento, dalla nascita dell’idea imprenditoriale fino alla riscossione degli assegni di finanziamento, è il Comitato per lo sviluppo di nuova imprenditorialità nel Mezzogiorno. La sua sede è a Roma in Via dei Villini, n.13. Il telefono è 06/84471.

Naturalmente è anche possibile rivolgersi alle Camere di Commercio, alle Associazioni di categoria e agli assessorati al lavoro.

Da qualche tempo sono stati istituiti, in tutto il Mezzogiorno, 154 sportelli, affidati a 67 borsisti preparati dal Comitato, presso il quali è possibile ottenere informazioni sulla
legge, consigli utili sulla formulazione dei progetti e sulle procedure da seguire.

A Messina sono In funzione tre sportelli territoriali: 1) Presso la sede MCL. Viale San Martino, is. 103, 227. Telefono 090/2934584. Orano: dal lunedi al giovedì dalle 9 alle 13,30 e dalle 16 alle 19.30.

2) Presso la sede UNCI. Via Centonze, 107. Telefono 090/674431 Orario, dal lunedi al venerdì, dalle 16,30 alle 19,30. 3) Presso la Lega delle Cooperative, Via del Vespro, 57.
Telefono 090/718125 Orario Telefonare.

Biagio Adile

Parentesi anno II n.8 maggio 1990

 

 

 

 

 

Il Presidente

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