Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

Le nostre interviste- La parola al dott.Filippo Fortunato, Psicologo, Direttore del consultorio familiare di Giardini.

 

Breve viaggio nel mondo della psicologia

“PARLAMI DI TE E SCOPRIRAI CHI SEI”

di Filippo Briguglio

 

Nell’era del computer si avverte in forma sempre più accentuata il bisogno di conoscere se stessi, un’acuta esigenza di introspezione in una realtà dove lo stress, la routine, la continua affannosa ricerca di un “meglio” mai ben identificato sembrano smarrirci. Un bisogno, questa ricerca di interiorizzazione, già palesatosi nell’antichità quando Socrate, per primo, lo sintetizzò nella celebre frase “conosci te stesso”, un bisogno perpetratosi attraverso i secoli quando la ricerca delle oscure trame dell’inconscio assunse connotazioni varie, dalla magia al misticismo, e codificato all’inizio del XIX secolo da Sigmund Freud, padre della psicologia, lo “scopritore” di quell’inconscio di cui ancora oggi, e sempre, l’uomo si sente contemporaneamente attratto e spaventato. Di quell’inconscio cui si attribuiscono timori, frustrazioni, insoddisfazioni di una noiosa quotidianità che tentiamo di sfuggire per non appiattirci, ma nella quale il più delle volte vogliamo rituffarci quando ci avviciniamo troppo ad una realtà che fa paura, alla scoperta di significati del mondo che ci sgomenta. “Non è il mondo che mi fa paura, ma è il significato che do al mondo che mi fa paura”, diceva un filosofo greco. E’ da questa breve frase che prende avvio il nostro breve viaggio nei meandri della psicologia attraverso le parole del Dottor Filippo Fortunato, psicologo, direttore del Consultorio familiare di Giardini.
-La figura dello psicologo è spesso considerata con un misto di soggezione e timore, spesso confusa con quella dello psichiatra e, come tale, quindi, ancora inconsciamente respinta. Spieghiamo le differenze e i campi d’azione in cui queste due figure si muovono.
“La distinzione tra queste due figure è piuttosto una distinzione ambientale. Ma è anche un fatto culturale: in molte nazioni, per esempio negli Stati Uniti, essa diventa sempre più sottile e non soltanto tra psichiatria e psicologia, ma anche per tutta quell’area che riguarda l’assistenza sociale. Esempio concreto: chi può fare psicoterapia negli Stati Uniti? Sia medici, sia psicologi, sia assistenti sociali: senza distinzione.
Psichiatra è chi affronta i problemi della psiche da un punto di vista medico; psicologo chi affronta i problemi della psiche o la psiche da un punto di vista umano.
In realtà l’oggetto, a mio giudizio, è lo stesso: sono i modi di vedere quell’oggetto, diversi. Lo psichiatra ha un ottica medica, lo psicologo un’ottica umanistica: in questo vedo la distinzione; e quindi anche gli strumenti sono diversi. Lo psichiatra interviene con strumenti medici, lo psicologo con strumenti umanistici.” La psicologia è dunque una disciplina che, seppur considerata nei secoli passati un aspetto della filosofia e quindi come tale trattata in un certo modo, ha avuto una dimensione e una collocazione propria con Sigmund Freud “una stella di prima grandezza che ne ha sì segnato i contorni ed i limiti, ma ne ha anche condizionato la crescita e lo sviluppo: dopo di lui, infatti, tutti hanno fatto fatica ad andare oltre. Ed è questa una difficoltà che non bisogna dimenticare: non è stato un progresso, un cammino graduale com’è avvenuto, ad esempio, per la medicina, cominciato da secoli e che, nei secoli, lentamente si è fatto strada; è stato un exploit e Freud una pietra miliare che tuttora abbaglia e condiziona quanti si avvicinano alla psicologia. E’ problematico uscire da questa impostazione: si può non essere d’accordo con lui, ma allontanarsi da lui è difficile”.
-Quale punto d’incontro dunque e quale utilità è stata individuata per considerare la figura dello psicologo non più e non solo come ricercatore di oscure trame dell’inconscio, ma riportandolo ad una dimensione reale e a considerarlo il medico dell’anima?
“Freud ha capito una cosa importante dal punto di vista psicologico: che no tutto è ragione, non tutto è volontà; il risalto che ha dato all’inconscio ha fatto pensare dal punto di vista operativo che lo psicologo possiede lo strumento per capire le trame inconsce e, quindi, è diventato nella mente delle persone, un essere misterioso da cui bisogna guardarsi, aver timore, appunto perché si pensa che, poiché egli riesce a capire quali sono le dinamiche interiori, possa profanare gli aspetti nascosti della persona, possa violare l’intimità. In quest’accezione lo psicologo è confuso con il mago, è visto come chi ha strumenti tali da modificare una persona senza che questa se ne accorga. In realtà quest’idea, per fortuna, comincia a scomparire. L’istituzione delle cattedre di psicologia, il fatto che i mass-media ne parlano, ha contribuito a modificare questa immagine dello psicologo. Così egli è semplicemente una persona che studia gli aspetti non corporei dell’essere umano, le dinamiche personali non necessariamente inconsce ma anche consce, che cerca di capire quali sono le leggi cui sottostanno i vari processi emotivi, mentali, comportamentali. Pensare allo psicologo come figura misteriosa è certamente legato all’origine “Freud e l’inconscio”, ma c’è anche il bisogno che le persone hanno di sapere di qualcuno che in qualche modo scruta ciò che non si vuole o non si può scrutare”.
Una maggiore presa di coscienza, dunque, o un aumento del bisogno di interiorizzazione? Comunque una nuova esigenza di affrontare i problemi della psiche: “da un lato il bisogno che l’uomo ha di conoscersi, di conoscere quello che di misterioso ha in sé, dall’altro il bisogno di non volere affrontare da solo questo processo conoscitivo.
Lo psicologo diviene, dunque, un punto importante nella presa di coscienza dell’importanza di conoscere se stessi, di conoscere gli altri che aiuta anche a conoscere se stessi”.
-Come si intersecano psicologia e psicoterapia? Cos’è la psicoterapia e quali funzioni esplica?
“La psicologia è una scienza particolare: ricerca leggi generali; e questo crea molti problemi. Apparentemente, infatti, ha un oggetto ben preciso: l’uomo. In realtà l’uomo, per l’aspetto trattato dalla psicologia, non è mai uguale. Da qui la difficoltà di trovare leggi che siano generali. L’uomo è una realtà storica, non un fatto dato e scontato; è pertanto difficile trovare leggi generali che riguardano l’uomo nei suoi aspetti psicologici quando tali aspetti sono frutto della realtà storica.
La psicoterapia è un momento che l’uomo si dà per conoscersi.
Cosa fa dunque lo psicoterapeuta? Quindi diventa una specie di viaggio all’interno della propria esistenza. Il nostro mondo è pieno di significati: ad un certo momento ci accorgiamo che quei significati che diamo al nostro mondo interno o a quello esterno non ci sono più utili, non rispondono più a determinate esigenze. Cambiano i significati e quindi viviamo nella sofferenza; perché continuiamo a dare un significato a qualcosa che non lo ha più. La psicoterapia si pone, dunque, come un momento per modificare il significato dato al mondo e come tale è un fatto pedagogico. Il suo obiettivo è quello di far sì che la persona si ritrovi, trovi il suo cuore, il suo corpo in maniera autonoma: passando dall’etero appoggio, cioè dall’appoggio trovato in dettami venuti dall’esterno, all’auto appoggio cioè all’appoggio che si può trovare dentro se stessi. Questo vuol dire fare quel pellegrinaggio attraverso la propria esistenza, ripercorrendo il proprio vissuto che rappresenta il “quid” della psicoterapia”.
“Qualcuno pensa che usi delle tecniche che, seppure ci sono, hanno comunque un valore marginale. Si crea tra il terapeuta e il paziente un rapporto interpersonale non fatto di tecniche, ma di solidarietà e di autenticità: il paziente ha la certezza che può scendere a ritroso nella sua esistenza perché ha accanto qualcuno che si prende cura di lui, vigila, può frenarlo se è troppo impetuoso, può stimolarlo se è troppo timoroso, che sa gestire i suoi problemi. Lo psicoterapeuta ispira fiducia perché fa delle cose degne di fiducia. In psicoterapia la persona parla a se stessa, il terapeuta ascolta e deve sapere ascoltare. Lo strumento della psicoterapia è il terapeuta, il suo corpo, il suo cuore, la sua intelligenza: insomma tutta la sua stessa persona”.
– – Per concludere, due parole sul consultorio familiare, un servizio sociale di diffusione crescente: quale la sua origine, la sua funzione e, naturalmente nella nostra realtà locale, la tipologia dei pazienti e le problematiche?
– “Il consultorio è stato concepito in un periodo, quello in cui era in voga il femminismo, nel quale vi era una certa mentalità. Il consultorio, luogo delle donne, fu pensato come posto dove affrontare i problemi delle donne: e fin qui tutto bene; se no fosse stato commesso l’errore di restringerne la funzione unicamente alla contraccezione ed all’aborto.
– Oggi, ed indubbiamente in un’accezione più esatta, il Consultorio familiare ha esteso la sua competenza: ed è un servizio rivolto alle famiglie dove si possono affrontare problemi psicologici, ginecologici, di assistenza sociale. I vari servizi, autonomi ed indipendenti tra di loro, sono tuttavia interscambiabili nel senso che a discrezione del titolare del servizio, qualora già il paziente non lo richiedesse, si instaura una sorta di collaborazione tra gli specialisti per affrontare un particolare problema da un punto di vista globale.
– Nel consultorio di Giardini, da me diretto, naturalmente la funzionalità, la tipologia, le problematiche sono quelle di un centro prevalentemente commerciale dove non è possibile fare statistiche ben precise sugli abituali frequentatori, la loro professione e così via.
– In campo ginecologico, oltre la normale problematica, una tra le prestazioni più richieste è il pap-test: ciò significa una crescente presa di coscienza di determinate problematiche; gli interventi annui, a Giardini, sono circa 2000.
– L’assistenza sociale è svolta principalmente tra adozione, affido, tutela dei minori.
– Per lo psicologo le tematiche ricorrenti sono problemi di rapporti interpersonali di coppia, di socializzazione, mentre le problematiche sessuali di coppia vengono affrontate singolarmente e soprattutto dalla donna. La fascia di età dei frequentatori del nostro consultorio è tra i 20 e i 40 anni e comprende soprattutto donne prevalentemente sposate”.
– Il nostro breve viaggio nella psicologia termina qui.
– Naturalmente non esaurisce minimamente l’indagine su una disciplina così affascinante, ma ha voluto essere soltanto un approccio con una scienza “particolare” che, soprattutto oggi, spesso finisce con l’assumere il ruolo di panacea contro i mali dell’epoca moderna, contro gli affanni e la spersonalizzazione dell’era del computer.

Filippo Briguglio

“Parentesi”1) Anno II n.6-7 Marzo 1990


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