“QUANDO UN PAESE DIVENTA TEATRO”
Un venerdì Santo tutto particolare ci attende il 13 aprile 1990, ore 15, in un maestoso commovente spettacolo, inimitabile veicolo di fede e testimonianza di devozione di un intero paese.
di Filippo Briguglio
Ci sono momenti della nostra vita che sarebbero sempre uguali, nell’arco del tempo, se non intervenisse la fantasia umana a rivisitarli, inventandosi nuove opportunità come per volere suggellare l’importanza di essi nella nostra esistenza, in modo da renderli nuovi, inediti, unici.
Così , quelle feste, sacre e profane, che scandiscono il ritmo della vita che trascorre sarebbero, nella loro esteriorità, sempre identiche a se stesse, così come i loro contenuti. Natale sarebbe sempre uguale con i suoi colori, le sue luci, i suoi momenti di incontro familiare; Carnevale ripetitivamente vivace per chi crede in questa forma di programmato divertimento; Pasqua tranquillamente serena nella sua consuetudine.
Ecco, Pasqua! E’ questa, forse, la festa religiosa più “colorata” perché vissuta, un po’ ovunque, come un attimo di simbiosi tra religione e folklore. Non c’è luogo, paese che non riviva, con una propria tradizione, soprattutto quei tre giorni della Passione di Cristo che precedono il giorno della Resurrezione. Possono essere le stesse usanze, riproposte con i gesti di sempre; ma possono anche essere le stesse tradizioni, è vero, però vissute con significati intrinseci dove devozione e spettacolarità si mescolano sino a confondersi inestricabilmente.
E’ quanto accade a Francavilla di Sicilia, il Venerdì Santo, durante la Sacra Rappresentazione della quale, si può ben dire!, non esistono uguali; dove religione e folklore si armonizzano, sapientemente e volutamente, creando suggestioni di fede e di spettacolo di magnetico fascino.
Prima di inoltrarci nella narrazione dell’attuale manifestazione non sembra inopportuno, per potere gustare sino in fondo il suo significato, ricordarne l’origine a quanti non abbiano già avuto l’occasione di leggerne o di leggerci precedentemente, poiché nella rievocazione del suo svolgersi attraverso gli anni essa, infatti, si racconta da sola.
La Sacra Rappresentazione, com’era: origine e storia
La festa risale al 1790, anno in cui il sacerdote Padre Silvestro organizzò una sfilata di fanciulli che impersonavano le figure principali del Venerdì di Passione: Cristo, la Madonna, i Sacerdoti. Nel 1865 un altro sacerdote, Padre Gaetano calabrese, ampliò e completò la processione dandole quell’assetto strutturale e concettuale che si è tramandato sino ai nostri giorni, ma soprattutto imprimendole quella fedeltà alla narrazione dl Vangelo, dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme fino alla Crocifissione, che ancora oggi la caratterizza.
Questa nuova impostazione portò implicitamente con sé tutta una nuova organizzazione. Bisognava selezionare accuratamente i protagonisti, circa una cinquantina, ed i figuranti, oltre quattrocento, in modo tale da possedere, ciascuno, le caratteristiche somatiche che più si attagliassero alla parte per la quale ognuno veniva scelto.
E poiché la Sacra Rappresentazione di tutta la Passione fu concepita attraverso una serie di quadri mobili, alcuni su carri, altri a piedi, occorreva procedere alla scelta di “ben tredici figure di Gesù Cristo, otto Madre Maria, doppi e tripli, le figure delle Corti giudicanti e di alcuni apostoli, tutti con caratteri fisici similari; centodieci soldati a piedi e trenta a cavallo ed una trentina di bambini vestiti da angeli con ricchi ornamenti di oreficeria”, così Giuseppe Ragno nel suo libro “Francavilla Sicilia leggenda e storia”.
Sin dalla sua nuova prima edizione, così ideata, la manifestazione suscitò nella popolazione francavillese, così come ancora oggi suscita, una corale partecipazione: gli abitanti di ogni età e ceto sociale ambivano, e tuttora ambiscono, partecipare “perché il vestirsi per la Rappresentazione era ritenuto un privilegio ed un impegno da rimandare da padre in figlio”.
Il risultato finale di questa “festa” affidata alla sensibilità della gente comune e soprattutto alla loro spontanea chiave di lettura per l’interpretazione fu, sin dall’inizio, sorprendente, tanto da farle assumere una cadenza abbastanza regolare, settennale prima, quadriennale poi, della quale si sono fatti carico gli organizzatori che si sono andati succedendo nel corso degli anni.
Dal 1865 al 1938 la manifestazione si svolse pressocchè mediamente ogni sette anni per subire un’interruzione con la seconda guerra mondiale.
Dopo l’evento bellico, dietro sollecitazione dell’opinione pubblica. Essa venne ripresa a cura dell’Amministrazione Comunale e della Pro Loco: fu un’impresa gravosissima.
La guerra, infatti, aveva determinato un fortissimo depauperamento di tutto il materiale predisposto nelle edizioni precedenti: le stoffe dei vestiti, gli addobbi, il legname usato per approntare i carri dei vari quadri furono utilizzati in quegli anni bui, appesantiti dai lutti e dalle privazioni, per il fabbisogno della popolazione.
Nel 1957 si assunse l’onere di ripristinare la Sacra Rappresentazione il Cav. Carmelo Orsina “uomo dinamico, esperto in sartoria artistica, proveniente dalla scuola sacra del sacerdote Calabrese e regista delle rappresentazioni precedenti” che, con grande attivismo ed organizzazione, provvide all’acquisto dei materiali, al confezionamento dei costumi coadiuvato da una schiera di maestri sarti di Francavilla; mentre per la costruzione dei carri, le armature dei soldati, gli oggetti sacri ed altro venne costituito un comitato presieduto dall’Ing. Giuseppe Ragno. Il patrocinio di quest’edizione fu assunto dall’Ente Provinciale del Turismo di Messina e l’Assessorato Regionale contribuì con un ingente aiuto economico.
Ripristinata la tradizione, e sotto l’incentivo del grande successo ancora una volta riscosso, la manifestazione fu riproposta nel 1962 per la regia dell’ing. Giuseppe Ragno erede naturale, in virtù del fatto di essere stato il più stretto collaboratore, del Cav. Orsina, nel frattempo deceduto.
“La concezione del Comm. Orsina – scrive ancora il Ragno – era basata sulla conservazione del tradizionale carattere folkloristico dell’opera; ma il grado dell’evoluzione sociale e culturale era notevolmente progredito ed il contributo dei testi scolastici, del cinema e della televisione, aveva portato a conoscenza del grosso pubblico la vera forma del vestiario in uso nell’epoca evangelica, specialmente per quanto riguardava i soldati romani. Si imponeva, quindi, una innovazione, anche per figurare davanti ai turisti stranieri”.
L’eco della Rappresentazione e soprattutto del grande successo mietuto precedentemente, costituì, e tuttora costituisce, infatti, un fortissimo richiamo per i turisti italiani e stranieri presenti nella zona nel periodo pasquale.
Ma dopo quest’edizione, purtroppo, il rito del Venerdì Santo francavillese si perse per oltre un ventennio.
La Sacra Rappresentazione di questo decennio
Sino a quando nel 1985 il primo cittadino di Francavilla, Prof. Salvatore Puglisi, attuale sindaco, non prese l’iniziativa, facendosene carico in prima persona, di riprendere la prestigiosa tradizione.
Venne costituito un comitato organizzatore del quale fu chiamato a far parte l’Arciprete Reverendo Orazio Edmondo Fallone per quanto riguarda l’aspetto religioso.
Sulla scia della memoria dei brillanti echi del passato si ripristinò la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo con la determinazione di restituirle quella periodicità che assumesse un preciso significato di impegno e appuntamento, insieme, tanto che essa fu realizzata subito dopo nel 1987, sempre a cura degli stessi organizzatori, sino all’edizione di quest’anno.
Come per le precedenti edizioni si aprì la lista delle iscrizioni per tutti coloro che volessero partecipare. Anche stavolta, ed in seguito, il coinvolgimento e l’impegno del popolo, circa 500 persone, che riscoprì l’antico e tradizionale prestigio di “vestirsi” per la Rappresentazione.
Si studiarono attentamente le manifestazioni del passato, soprattutto quella del 1962 per il carattere intrinseco e la dinamica che essa, nella definitiva veste pregna di contenuti e di simboli, aveva – come dianzi abbiamo avuto modo di dire – assunto. Naturalmente, come tutti i processi evolutivi, anche questo portò con sé una ventata di innovazione: si studiarono sin nei minimi particolari i Vangeli perché, se è pur vero che la Rappresentazione è anche un momento di folklore, essa è soprattutto testimonianza di fede; si realizzarono ex novo tutti i costumi con meticolosa cura grazie soprattutto all’apporto ed all’impegno dei maestri sarti francavillesi, daccapo si ricostruirono fedelmente gli scenari e le armature commissionandoli in parte, ove necessario, agli studi cinematografici di Cinecittà.
Come per un mutuo divenire di ricorsi storici si materializzano, ogni volta, Gesù Cristo, la Madonna, le varie figure, “doppi e tripli”, e si moltiplicano per tante volte quante sono necessarie, tutti talmente simili somaticamente tra loro da creare la magia di un’illusione ottica che rimbalza di via in via, di strada in strada, lungo tutto il percorso, come un’eco, all’infinito.
La Passione di Cristo si rinnova, in ogni Rappresentazione, nella celebrazione di un’intera popolazione, tra religione e folklore in un commosso e riverente tripudio di fede e di colori.
Come si svolge
Ogni scena della Sacra Rappresentazione è preceduta da due ragazze in costume che reggono un telo sul quale, con le parole del Vangelo, è presentato il quadro che subito segue. I quadri, diciotto, sono intercalati tra loro da gruppi da cavalieri (nell’edizione di quest’anno i cavalieri e i cavalli perfettamente addestrati sono forniti da Francesco Molonia titolare dell’Associazione Tiro- attacchi di Messina), si susseguono per circa due ore alcuni su carri altri a piedi, nel rispetto della secolare tradizione: Agnus Dei, Gesù entra trionfante a Gerusalemme, Ultima Cena (1° carro), l’Agonia nell’orto di Getsemani (2° carro), l’arresto di Gesù Cristo, Gesù davanti al Sinedrio(3° carro), Negazione di Pietro, Gesù è condotto da Ponzio Pilato, Giuda impiccato all’albero di fico (4° carro), confronto tra Gesù e Barabba, la Flagellazione di Gesù (5° carro), Ecce Homo, la Sentenza di Pilato, Gesù sotto la Croce verso il Calvario, la Vergine Maria e le Pie donne, la Crocefissione (6° carro).
Di quest’ultima scena, che maestosamente suggella la fede e la spettacolarità, la grandiosità e l’armonia, la simbiosi perfetta tra sacro e profano, riproponiamo la mirabile minuziosa descrizione del Ragno, tutt’oggi ancora quasi completamente valida: “la scena del Calvario è pittoresca e spettacolare; il carro è articolato in un largo gradino sul fondo e due più stretti sul davanti. Da quello posteriore emergono tre croci con il Cristo al centro e i due ladroni ai lati. Due braccia della Croce di Cristo, si affacciano le figure di Giuseppe l’Arimatea e di Nicodemo, sostenuti da due scale (oggi soppresse n.d.r.), in atto di iniziare la deposizione del corpo. Sotto le mani del Crocefisso, due angioletti, posati su sostegno dissimulato, porgono un calice d’argento, in atto di raccogliere le gocce di sangue dalle ferite dei chiodi. Le Tre Marie pregano in ginocchio. Una fila di quattro soldati, ritti ed appoggiati alle lance, collega le croci. Altri due soldati porgono uno la spugna col fiele, l’altro la lancia per il colpo di grazia. Alle estremità, due robusti centurioni in elmo e corazza speciale, rendono gli onori, uno con lo stendardo, l’altro con la spada. Due soldati seduti sul gradino anteriore, con un tamburo in mezzo, si giocavano ai dadi la veste e la tunica del Gesù Cristo. Accanto, stanno seduti in atteggiamento di attesa del risultato del giuoco, altri due soldati e tre graziosi angioletti, col petto ornato da antica oreficeria, tengono in mano i simboli della passione, cioè la corona di spine, lo scettro di canna ed i chiodi della crocefissione” (l’oreficeria ed i simboli sono stati adesso eliminati n.d.r.).
In chiusura dei quadri della Sacra Rappresentazione sfila la consueta processione, del Cristo Morto e l’Addolorata, che si svolge, ogni anno, il Venerdì Santo.
Tra due ali di componenti la confraternita dell’Addolorata “in camice bianco, mantellina in seta azzurra ricamata, con copricapo e cappuccio, cero in mano, croci e stendardi” passa “una baretta portata a spalla da quattro giovani vestiti in costume ebraico antico” che contiene una piccola statua lignea (di pregiata manifattura altoatesina proveniente dalla scuola del legno di Ortisei in Val Gardena) raffigurante il Cristo morto. Dietro, la statua della Madonna Addolorata nella sua “vara” di artistica fattura metallica artigianale, dono della devozione popolana risalente al 1892 con “basamento”, quattro colonnine ed una copertura a padiglione in lamierino dorato ed argentato”. Il Cristo morto con l’Addolorata fanno sosta nella chiesa parrocchiale della SS. Annunziata per un momento di riflessione sulla verità di fede cui tutti hanno partecipato durante la Rappresentazione, per poi proseguire fino alla chiesa di S. Paolo da dove la processione e la confraternita erano partite.
Infine un coro di 60 ragazze (accuratamente preparate per l’edizione di quest’anno, da Suor Teresa dell’Ordine delle Suore del Preziosissimo Sangue ospitate nell’antico convento dei Carmelitani, completamente ristrutturato e dal Maestro Franco Puglisi), esegue brani tratti dalla Passione secondo S. Matteo di J.S. Bach con l’accompagnamento della banda musicale “Vincenzo Bellini” di secolare tradizione, pregio e vanto di Francavilla e recentemente premiata col “Premio Tindari ‘89”. Questa Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo può essere, non a torto, definita uno spettacolo unico nel suo genere in Italia e all’Estero. La sua peculiarità, oltre che nella perfetta sincronia del tutto, è racchiusa nel fatto che assistervi è già di per sé spettacolo: infatti è come essere su un grande palcoscenico mobile che attraversa quasi tutto il centro abitato (Piazza Garibaldi, Via Vittorio Emanuele, Piazza Sperlinga, Viale Libertà, Via Gramsci, Via Vittorio Emanuele, piazza Annunziata, Viale regina Margherita, Via Don Nino Russotti) dove la gente assiepata lungo la strada, i marciapiedi, le terrazze, i balconi è parte integrante di questo grande spettacolo, inimitabile veicolo di fede. Il silenzio, all’inizio della manifestazione, scende infatti spontaneamente, complice e partecipe nel brusio della folla, come per sottolineare e rendere omaggio alla fatica e all’impegno devoto degli interpreti, per i quali il nome anagrafico non è importante, che è testimonianza di fede di un intero paese; si pensi, tanto per fare solo alcuni tra gli esempi possibili, all’interprete di Cristo, sulla croce per ore, o al Giuda appeso all’albero.
Hanno detto e dicono
Le ultime recenti edizioni, del 1985 e del 1987, hanno riscosso un grandissimo successo e sono state anche un fortissimo richiamo turistico. Unanimi consensi sono stati manifestati dalle autorità religiose e civili, da esponenti del mondo della politica e della cultura; la stampa si è espressa in termini entusiastici; Rai Uno ha trasmesso la manifestazione in differita il Sabato di Pasqua unitamente alla Via Crucis fatta dal Santo Padre definendola “ un grande film in diretta, una sorta di produzione alla Cecile de Mille – questo il giudizio di Piero Isgrò di Rai Uno/Rai Tre – sia pur in dimensioni povere, con gli stessi colori, i carri, i cavalli, le armi, le masse. Negli organizzatori c’era la volontà di commuovere, ma anche di stupire”.
Per questa Sacra Rappresentazione ormai imminente, abbiamo voluto ascoltare, alla vigilia dell’inizio dei preparativi, la viva voce dei principali, meritori veterani, artefici dell’edizione 1990, ancora una volta lo stesso Sindaco, Prof. Salvatore Puglisi, e l’Arciprete, Reverendo Orazio Edmondo Fallone, per cogliere i significati, le impressioni, le ansie e, perché no, le curiosità di questa ormai radicata tradizione francavillese.
“La nostra manifestazione – dice Monsignor Fallone – può essere chiamata unica nella nostra Sicilia anche se altrove il ricordo della Passione di Cristo, il Venerdì Santo, è messo in risalto in modo particolare.
Il fondamento religioso è racchiuso nello stesso fatto redentivo di Cristo salvatore che, nella nostra parrocchia, acquista un aspetto tutto particolare in quanto è effettivamente una manifestazione di fede sentita, in questa occasione, in modo corale e con accento tutto particolare; anche se ogni anno facciamo la processione il Venerdì Santo, del cristo morto. Tutto questo dipende dalle fede dei nostri parrocchiani che, sin dal secolo scorso, ha voluto iniziare questa manifestazione: lo testimonia ancora oggi, l’atteggiamento devoto dei personaggi che interpretano la Passione e Morte di Cristo. Il nostro intento è quello di dare risalto alla verità, lanciando il messaggio salvifico di Cristo a chi assiste alla manifestazione. Tant’è che iniziamo con una scena che vorrebbe essere la tematica di tutta la Passione, cioè Cristo indicato da Giovanni come l’Agnello di Dio, il Salvatore del mondo, per finire non solo con la Crocefissione ma con la processione religiosa vera e propria, del Cristo Morto e l’Addolorata, tipica di ogni anno. Nell’ottica di una riuscita ancora migliore della manifestazione si cerca di realizzarla, ciò per ovvie ragioni atmosferiche, quando la Pasqua cade alta, solitamente cioè in aprile. Già all’inizio della Quaresima si entra nel particolare clima psicologico di preparazione e di fede che si crea attorno a questa Sacra Rappresentazione, rievocazione della Passione e Morte di Cristo. E’ un grande momento di aggregazione vissuto con un grande spirito comunitario ed ecclesiale in cui la fede si risveglia, si manifesta e si vive, notata anche da chi supponendo questa fede non ce l’abbia, in un fatto che coinvolge tutti”.
“E’ una manifestazione religiosa che fa spettacolo – sostiene il sindaco Puglisi – ma soprattutto ha una finalità altamente sociale perché questo è il significato vero degli sforzi e dei sacrifici affrontati dagli organizzatori per mettere in moto e condurre la complessa, a monte notevolissima, preparazione: il risultato che ne consegue, cioè la partecipazione corale della gente, è dimostrazione che effettivamente il messaggio lanciato viene colto in maniera attenta e nel giusto modo che noi ci siamo proposti di fare arrivare alla gente. E’ un momento di socializzazione: le istituzioni accanto alla gente, tutti protesi per il raggiungimento del medesimo scopo. Non a caso è stato detto “quando un paese diventa teatro”: siamo tutti attori per l’obiettivo di crescita sociale, religiosa, culturale.
La preparazione viene curata con amore in ogni particolare; tutto il materiale è frutto della manovalanza dei nostri artigiani che hanno fedelmente eseguito e realizzato i nostri studi. E’ tutto un paese che vive in questa manifestazione; ecco perché ad esempio, già nelle passate edizioni, le cassette filmate sono state inviate in tutti i posti del mondo dove vi siano francavillesi che si sono portati dietro anche la nostalgia di questa Rappresentazione che, in quanto tradizione secolare, è un fatto radicato della nostra cultura.
Anche per questa edizione, pur possedendo già il 90% dei costumi e delle attrezzature, cerchiamo di dare un tocco di perfezione attraverso uno studio sempre più analitico e sottile di tutto ciò che è stato già fatto in precedenza proprio per eliminare, ove ve ne siano, possibili imperfezioni di contenuti e di forme. E’ importante inoltre sottolineare che, proprio per rafforzare tutto ciò che di positivo è stato detto o scritto nel corso delle varie edizioni anche da personaggi illustri come ad esempio Orio vergani, grande penna del giornalismo italiano, in un grossissimo articolo apparso nel 1937 sul Corriere della Sera, è necessario che venga rivolto verso questa tradizione francavillese una particolare attenzione da parte degli organi preposti a lanciare messaggi di cultura, di turismo, di credibilità. Proprio perché noi vogliamo, anche attraverso questa manifestazione, dimostrare che la Sicilia ha anche altri aspetti importantissimi che passano attraverso la dimostrazione di quello che avviene a Francavilla, il 13 di aprile, e vorremmo tanto che quelle persone che si occupano di turismo abbiano un attimo del loro tempo da dedicare ad una manifestazione, come la nostra, per rendersi conto che la Sicilia è anche questa, e che sa lavorare in silenzio e senza fari o riflettori indirizzati dall’alto verso il basso.
La manifestazione di quest’anno vede unita agli sforzi economici del Comune di Francavilla l’Amministrazione Provinciale di Messina a sostegno di un’iniziativa che non è solo un fatto emotivo, ma una scelta ben precisa di impegno sociale e religioso”.
Arrivederci, dunque, al prossimo 13 di aprile!
Notizie utili su Francavilla
Altezza sul mare: 329 m. s.m.
Superficie: 82,10 Kmq.
Abitanti: circa 6.000
Monumenti: Fontana S. Paolo, Fontana Vena, Ponte S. Maria delle Preci, ruderi del Castello feudale e del Convento dei monaci Basiliani.
Chiese: Convento e chiesa dei Cappuccini, SS. Annunziata, Carmine, Matrice, S. Paolo.
Feste: Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo, Carnevale, S. Euplio, S. Barbara.
Come arrivare
Dista circa 70 km da Messina. Si percorre l’autostrada ME- CT sino allo svincolo di Giardini – Naxos (Taormina Sud uscita); quindi si risale la Valle dell’Alcantara per circa 20 km attraverso una strada a scorrimento veloce.
Dove mangiare e dove dormire
Trattoria “RAPISARDI”, ottima e genuina cucina casalinga a prezzi modici; “LA CANTINA; ristorante “IL PALMENTO”, “D’ORANGE”.
Alberghi: Hotel d’Orange,
Filippo Briguglio
“Parentesi” anno II n.6-7 -marzo 1990