VERSO QUALE EUROPA?
Come i nostri partiti si stanno preparando ad affrontare l’impegno elettorale in prossimità del 1992? Verso quale Europa si preparano ad andare? Quali programmi si presentano all’appuntamento europeo? Quanto e come incideranno queste elezioni sull’imminente Europa unita? a colloquio con cinque segretari provinciali dei partiti di Messina
di Filippo Briguglio
Le elezioni europee sono ormai vicine. Alla vigilia di questo avvenimento politico di grande rilevanza, verso il quale tuttavia, almeno finora, l’elettorato non sembra dimostrarsi particolarmente attento, abbiamo voluto ascoltare l’opinione di alcuni esponenti politici della nostra città sul modo in cui i partiti si stanno preparando ad affrontare il prossimo appuntamento elettorale.
Angela Bottari, segretario provinciale Pci: “I partiti conservatori vogliono un’Europa concepita come una Federazione di Stati chiusi entro i propri confini. I partiti progressisti propongono un’Europa dei popoli che, attraverso un processo di unificazione, abbia reali poteri di decisione e sviluppi una politica ad ovest e ad est ed una cooperazione tra i Paesi del nord e del sud al fine di un riequilibrio economico sociale e culturale. Opzioni così alternative richiedono da parte del partiti coerenze e scelte nette sul piano delle politiche nazionali. I partiti di governo italiani vanno alle elezioni europee con una grande contraddizione rispetto allo scenario europeo, in quanto l’Italia è governata da forze eterogenee, egemonizzata dalla DC e con un Psi che, di fatto, accetta un indirizzo complessivamente moderato. In Italia le posizioni progressiste dei partiti socialisti e socialdemocratici europei trovano rispondenze e convergenze chiare con il Pel piuttosto che con il Psi che, per le sue contraddizioni, non si colloca nettamente nella linea della sinistra europea. C’è il rischio che l’Italia si presenti In Europa, In vista dell’integrazione e dell’unificazione del 1992, attraverso una delega a pochi grandi gruppi industriali e finanziari: ciò significherebbe portare in Europa le parti forti del Paese e condannare alla definitiva emarginazione quelle deboli ed in particolare il Mezzogiorno e la Sicilia. Il Pci – consapevole dei grandi mutamenti strutturali intervenuti nell’ultimo decennio, delle crescenti interdipendenze sovranazionali, delle contraddizioni nuove non più risolvibili nell’ambito di un solo paese – propone una scelta europeista comune alle forze di progresso, che dia fisionomia ad una politica alternativa al neoliberismo conservatore e consenta una reale unificazione del continente europeo. La proposta programmatica del Pei per le elezioni europee contiene quattro punti essenziali per una politica di progresso: spazio sociale, lavoro, ambiente, democrazia e diritti dei cittadini. Questi quattro punti del programma sono decisivi anche per la Sicilia che vive una situazione di complessivo divario, economico e qualitativo.
Roberto Corona, segretario provinciale Dc: “Siamo coscienti che questa è una battaglia elettorale che merita di essere combattuta. Sappiamo che la vittoria della Dc garantirà la stabilità del quadro politico in Italia e in Europa senso generale nel riguardi della integrazione europea. Vogliamo in due parole una Europa e quindi uno sviluppo e quindi uno sviluppo dell’economia dando a tutta l’Europa un volto popolare, libero e democratico. Abbiamo una chiara linea politica. La Dc vuole, come prossimi passi concreti, la moneta europea, la banca europea, l’aumento dei poteri del Parlamento, un governo europeo espressione del Parlamento. Riteniamo che attraverso questa strada si può giungere più presto ad un senso generale nei riguardi della integrazione europea. Vogliamo in due parole una Europa “forte” che sia capace di sviluppare i temi della pace contribuendo ad accelerare i processi di distensione presenti oggi nel mondo. “Porta l’Italia al centro d’Europa” sarà il nostro slogan elettorale. Si è scelta tale forma, che è una novità, in quanto si è voluto caratterizzare la Dc come partito popolare europeo, cioè come polo delle istanze dei cittadini in Europa di ogni classe, età, realtà sociale, purché accomunati, al di là della nazione, da una sensibilità e idealità cattolica e democratica. Le prossime europee incideranno molto sull’appuntamento col 1992.
l’Europa dei popoli che noi auspichiamo non può essere l’Europa degli egoismi, né l’Europa delle omologazioni delle differenze tuttavia presenti. L’allargamento della Comunità ad altri Paesi meridionali deve riuscire a spostare il baricentro delle decisioni, perché le novità di una più completa liberalizzazione degli scambi, alle quali ci avviamo, non marginalizzino ulteriormente le situazioni periferiche, né quelle contrassegnate da persistenti situazioni di dualismo.
Il voto che chiederemo ai nostri elettori sarà per garantire, attraverso la nostra rappresentanza parlamentare europea, una piena partecipazione dell’Italia alle fasi dello sviluppo civile dell’intera area comunitaria”.
Giuseppe Magistro, segretario provinciale Psi:” Le elezioni europee rappresentano un fatto politico estremamente importante, sia per il mercato unico europeo del 1992 sia perché ci poniamo di fronte ad una situazione politica europea di largo respiro. Ci avviamo verso una stagione nuova nella quale l’Italia potrà avere un ruolo estremamente importante. Per quanto riguarda il Psi credo che in Europa ci troveremo meglio degli altri perché ci troveremo in casa nostra se consideriamo che la maggioranza dell’Europa parla socialista nel senso che l’Internazionale socialista e l’Internazionale europea più rappresentata e più rappresentativa a livello del parlamento europeo. In tutti i Paesi che fanno parte di esso, infatti, i socialisti rappresentano la maggioranza relativa. Crediamo che queste elezioni possano rappresentare anche una possibilità di maggior impulso, di maggior presenza e di maggior responsabilizzazione a livello di Internazionale, a livello europeo segnatamente per il Partito socialista. Troveremo con chi dialogare a livello europeo e avremo l’occasione di mettere in risalto alcune contraddizioni (intendo riferirmi a quella del Pci alla ricerca di un suo ruolo all’interno del parlamento europeo che certamente non può passare se non attraverso una considerazione di natura strettamente politica cioè quella di dialogare col Psi e con gli altri partiti socialisti europei senza tuttavia scavalcare il Psi).
Vi è dunque una possibilità nuova per l’Europa, sul piano economico ma soprattutto sul piano politico, di rappresentare un momento di riflessione, di consapevolezza, di contatti tra le due grandi potenze mondiali (Usa e Urss). Aumenterà il ruolo dell’Europa ma aumenterà anche il ruolo dei socialisti che in Europa sono maggioranza relativa. Con questa visione ci presenteremo alle Europee dialogando con la gente e ricordando che l’Europa parla socialista e che è importante scegliere in modo da inserirsi in un contesto più ampio
politico-economico che vede emergere questa Europa nuova nella quale noi crediamo profondamente”.
Salvatore Natoli, deputato regionale Pri: “I partiti italiani si stanno preparando con molta confusione ad affrontare le elezioni europee in prossimità della scadenza dell’Europa Unita. Ci saranno anche delle liste nuove: i Verdi fondamentalisti presentano una lista loro, c’è una spaccatura e c’è questa lista dell’Arcobaleno, ci sono migrazioni anche di deputati europei uscenti, ci sono tutta una serie di fatti che quotidianamente leggiamo sulla stampa. Personalmente devo dire che su questo Parlamento Europeo, eletto dagli Europei, ho avuto sempre una serie di profonde perplessità che mi fanno dire che esso è il parlamento più ridicolo del mondo, nel senso che quando un parlamento non può fare nemmeno una legge unica per le elezioni europee, per cui si vota in maniera diversa in tutti i paesi europei, questo è già un fatto che non ha bisogno di essere commentato. Il processo europeo è andato troppo a rilento, si sono perduti decenni preziosi: la realtà è che pesa sullo scacchiere europeo la sua frammentarietà, la suddivisione che ne ha ritardato la crescita; non a caso l’Europa della Cee è stata definita un “nano politico e gigante economico”. Ma c’è di più, i nuovi fatti storici che avvengono ad Est devono far capire che occorrerebbe avere maggior coraggio e chiarezza di idee per uscire dal guscio antico lo credo che più importante dell’elezione per il parlamento europeo, non sembri questo un paradosso, sia, proprio per questi nuovi fatti che si stanno manifestando ad Est, il voto per la Costituente europea che, se riusciamo a fare, è una cosa seria. Il parlamento europeo deve dimostrarci di essere una cosa seria, ma in tanti anni non ce l’ha ancora dimostrato.
La realtà italiana avrebbe potuto dare all’Europa un contributo tutto particolare perché in Italia non era avvenuta quella frattura manifestatasi in altri paesi d’Europa. Ma non mi sembra che questa componente originale in chiave propositiva, come contributo all’Europa, ci sia stata. Per quanto riguarda l’Inserimento del Mezzogiorno, nostro e degli altri Paesi che hanno una realtà simile alla nostra, non mi sembra che ci siano prospettive liete ed io mi auguro che dopo aver avuto per tanti anni uno Stato nemico, I meridionali non debbano guardare a questa Europa che rappresenta un sogno ed una speranza per fatti culturali molto precisi ad un’altra grande entità statuale nemica per le popolazioni del Sud per l’emarginazione che queste ne verrebbero a subire. Come repubblicani andiamo alle elezioni con questa alleanza con i liberali, e forse con l’on. Pannella, Io, personalmente sono contrario a questa scelta perché non è tanto di alleanze: o si ha un grosso spessore politico o queste alleanze elettorali non servono nemmeno quando raccolgono più voti di quanti ne abbiano raccolto nel passato. Purtroppo constato con grande amarezza che il passare degli anni non ha creato nell’elettorato una partecipazione maggiore a queste elezioni europee che, invece, vengono considerate sempre più un fatto quasi estraneo alla realtà del cittadino italiano e forse non solo italiano, come del resto testimonia la scarsa partecipazione anche negli altri paesi. Tra le negative Inoltre bisogna considerare che le elezioni europee, purtroppo, servono a molti partiti italiani, oserei dire quasi a tutti, a fare giuoco come conseguenza di fatti nazionali. Questo ò già un altro elemento di confusione nella confusione”.
Giuseppe Restifo, segretario provinciale Dp: Liberté, egalité, fraternité: “nel l’anno bicentenario della Rivoluzione francese e dei sacri principi si va alle elezioni del Parlamento europeo con una serie di problematiche “a rischio per quelle tre affermazioni, o almeno per le ultime due. La libertà infatti, solo sotto il profilo teorico, è assicurata; nella pratica essa è garantita per le imprese e per il mercato. Ognuno è libero di investire capitali, e dal ’92 lo sarà ancora di più, con unica regola quella della sfrenata concorrenzialità fra i colossi economici e finanziari. Gli altri due principi – non essendo invece per nulla assicurata la libertà dal bisogno e la concreta realizzazione dei diritti – sono sempre più astratti.
Un esempio lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, percorrendo le strade della nostra città: li chiamiamo simpaticamente “vù cumprà”, in realtà gli immigrati dalla costa meridionale del Mediterraneo li teniamo ai margini della nostra società, negando loro diritti elementari a cominciare da quello del voto almeno nelle elezioni amministrative (ovvero per i governi locali del posto in cui abitano e lavorano).
E allora nell”89, anno bicentenario della Rivoluzione francese, sarebbe opportuno che si affacciasse sulla scena delle elezioni europee la problematica del diritti. Perché troppa gente dalle nostre parti non sta nemmeno tanto meglio dei vù cumprà”: non gode del diritto al lavoro, alla casa, alla salute, persino alla vivibilità della città. Non si tratta di ‘cittadini”, ma solo di “liberi’ consumatori o di “liberi” portatori di consensi elettorali. In Democrazia proletaria la sensibilità verso questa congiunzione dei diritti teorici e della loro concreta attuazione, verso un diritto che addirittura dovrebbe essere diseguale a favore dei più deboli e Indifesi, e quasi esasperata. Per questo vige nei suoi programmi una forte attenzione verso il problema degli immigrati: perché i demoproletari e tutti i democratici sanno che solo liberando gli altri possiamo liberare noi stessi. Se
si afferma un’Europa capace di garantire la inalienabile dignità umana per tutti i lavoratori, per uomini e donne di ogni razza, e la “fraternità, ovvero la solidarietà (che si esprime con la garanzia della sicurezza sociale), forse potremo fare delle prossime elezioni un’occasione positiva e non un ulteriore passo verso l’erezione di una fortezza chiusa e paurosa.
E’ d’altronde questa l’unica alternativa democratica di fronte a la crisi che l’Europa attraverserà sicuramente fra il ’92 e il 2000 Nel 2015, proseguendo nell’attuale trend demografico la popolazione del a Comunità europea aumenterà di soli 6 milioni, giungendo a 329 milioni d’abitanti. Al contrario la popolazione della costa meridionale mediterranea passerà a 309 milioni, degli attuali 170, pareggiando in sostanza quella europea. Si assisterà a un esodo biblico, con drammi umani di proporzioni spaventose? La fuga dalla fame, alla ricerca d’una possibilità di sopravvivenza, travolgerà l’Europa? Non lo sappiamo, ma è possibile. Ma certamente il fenomeno c’è già ed è una sfida che d abbiamo essere in grado di coglierò, al di là dei conti da bottegai che spesso gli europei – anche dentro il loro Parlamento di Strasburgo – han mostrato di voler fare con ottica miope o di stampo prettamente «capitalistico»”.
Filippo Briguglio
“Parentesi” Anno I n.2 Maggio-Giugno 1989