PER UN MUSEO DEL MARE
Una città come Messina, priva della massima parte del proprio patrimonio storico, ha il diritto-dovere di attivate ogni iniziativa atta a recuperare le proprie origini e la propria identità.
Pensiamo quindi che la proposta di costruire a Messina un Musco del mare, sia cosa logica per una città che vanta tradizioni marinare, anche se ultimamente penalizzate a causa di coincidenze negative. Ciò che conta è di poter dare alla nostra città un’opera che possa rappresentare il giusto riconoscimento di tanti sacrifici che la gente di mare ha fatto attraverso i secoli.
Un museo del mare oltre ad essere un polo d’attrazione turistica (il più vicino è a Trieste) può in parte certamente colmare quel vuoto culturale di cui gli stessi abitanti avvertono la necessità.
Il porto ultimamente ha sofferto moltissimo a causa di alterne vicende sia naturali che economico-politiche, e senza andare a rivedere il passato più remoto (Messina porto franco) basti pensare a quando gli stabilimenti agrumari erano così fiorenti da coprire con i loro prodotti tutte le banchine dei moli, o quando i piroscafi o i grandi transatlantici facevano scalo da noi. Messina allora godeva di prestigio e ciò oggi può rivivere in un museo che da solo forse potrebbe anche innescare solide prospettive per nuove attività commerciali, turistiche, economiche ed industriali collegate al mare.
La sede più banale per un museo del mare sarebbe un edificio in cui collocare il materiale disponibile, l’effetto però sarebbe limitato alla pura conservazione; abbiamo pensato allora di create un museo del mare nel mare, e quale migliore sistemazione se non in un manufatto prettamente «messinese» come un traghetto? L’Ente ferrovie dello Stato ha da tempo accantonato come riserva la gloriosa nave traghetto «Cariddi» varata nel 1932, che della sua epoca conserva tutte le singolari caratteristiche costruttive sia nella struttura a fasciame chiodato che nella propulsione diesel-elettrica a corrente continua: unico esempio ancora esistente la nave è perfettamente funzionante in tutte le sue parti. Ora a parte la concessione di detta nave, cosa che compete ad altra sede, mettiamo che la «Cariddi» sarebbe adattissima oltre che pei il nome e per le sue vicissitudini, strettamente legate alla città, anche per la sua conformazione, ad accogliete un tale museo di cui essa stessa sarebbe il non plus ultra per la collocazione, esposizione e custodia di quei cimeli (barche, natanti vari, attrezzature ecc.), che potrebbero così essere esposti in modo ottimale (si pensi che, ad esempio, il museo delle navi vichinghe di Oslo, è molto più piccolo). I binari interni esistenti potrebbero essere in parte utilizzati per esporre esempi di quel carico che la nave ha sempre trasportato (vetture e carri ferroviari d’epoca) che a loro volta potrebbero contenere ulteriori esposizioni del connubio mare-rotaia oltre che vetture salone da adibire a più vati servizi. Come si può vedere le combinazioni e le possibilità sono innumerevoli, basti pensare che i saloncini esistenti potrebbero funzionare da sale per conferenze e congressi, o ai due bar e al self-service, di cui la nave è dotata, che potrebbero regolarmente funzionare per i visitatori: il ponte auto potrebbe trasformarsi in giardino pensile con la possibilità di utilizzo come ritrovo estivo o anche come spazio
all’aperto per proiezioni cinematografiche specializzate.
La Marina Militare potrebbe dare un valido contributo al tutto, sia perché, è ovviamente qualificata, ma anche perché in possesso di materiale di altissimo interesse, quale i cimeli bellici conservati (non esposti) a Mare Sicilia (mine, mezzi d’assalto: i famosi maiali, siluri, ecc.). Lo stesso di così delle Forze Armate, la Finanza, la Polizia di Stato ed i Carabinieri.
Il museo potrebbe anche interessare i cantieri di costruzione una volta fiorenti a Messina, oggi incora degnamente rappresentati da Rodriguez. Un alto interesse potrebbero averlo anche tutti quegli Enti, Imprese ed associazioni che si occupano di sport nautici e di cultura del mare. La struttura proposta potrebbe innestare e favorire manifestazioni come mostre nautiche in Fiera (vedi Genova) o proporsi quale sede logica per l’organizzazione di gare sportive cosa che già si fa a Messina, ma con strutture inadeguate, congressi, meeting e seminari di studi sul mare con la possibilità di spostamento durante il lavori, cosa che continuamente e viene richiesta all’Ente F.S..
La nave potrebbe accogliere sezioni modellistiche, filateliche o malacologiche sia come mostra nella mostra o anche sedi stabili di Associazioni. L’opera potrebbe servire come polo d’attrazione per quelle gite a carattere istruttivo che avessero Messina come meta. Anche la popolazione scolastica messinese ne avrebbe un vantaggio avendo a disposizione una struttura che indubbiamente potrebbe sensibilizzare l’amore per il mare.
La nave potrebbe essere ormeggiata in un molo prospicente i padiglioni della Fiera e costituirebbe il naturale completamento della rassegna messinese.
Non bisogna neanche trascurare il fatto che tutto l’impianto si potrebbe autofinanziare (ingressi, sponsorizzazioni, proventi da affini, mostre, congressi e meeting) e che l’iniziativa potrebbe rendere amor di più se usata come musco itinerante da inviare come messaggero di Messina e della sua vitalità in altri porti nazionali o addirittura esteri. Ne verrebbe così valorizzata l’immagine di Messina e aumenterebbe il prestigio del nostro Ente ferroviario che tanto sforzo sostiene in questo periodo per migliorare le quotazioni in occasione della prossima scadenza del proprio centocinquantenario, o del centenario del traghettamento stabile che cadrà nei prossimi anni. E quale migliore monumento infine all’unità d’Italia per i suoi 130 anni che si compiranno nel 1991? Crediamo quindi che un museo sul traghetto sia il migliore riconoscimento per un semplice mezzo che ha unito le due sponde per tento anni rendendo un umile, oscuro ma alle volte ani he eroico servizio e contribuendo alla «vera» unità del Paese.
Messina con tale opera avrebbe il privilegio di possedere il primo museo su una nave e l’unico museo mobile del mondo. Riteniamo quindi, che per tutte queste ragioni un musco del mare vada fatto, ma che sia un Museo del mare nel mare, culla naturale come lo è stato, lo è e lo sarà sempre la nostra città.
Giulio Romano
“Parentesi” anno I n. 1 marzo/aprile 1989