Associazione Culturale Parentesi

Fondata a Messina nel 1989.- “Parentesi” Rivista bimestrale di politica, economia, cultura e attualità diretto da Filippo Briguglio. Reg. Trib di Messina 18/02/1989. Iscritto nel Registro Nazionale della Stampa con n°3127 Legge 5881 n° 416.

LEDRU FOTOREPORTER

di Bruno Vìllari

 Insieme a Luigi Bocconi si spinse con la brigata Dabormida fino al vallone Mariam Sciavitù. Dalla posizione del monte Bellah fotografò le fasi della battaglia. Si salvò con la fuga ma fu costretto a lasciare la macchina fotografica con le lastre impressionate.

Ledru e Bocconi fotografati prima della partenza del corpo di operazioni italiano per Adua.

   La sera del 29 febbraio 1896 il corpo di operazione italiano in Africa orientale, agli ordini del generale Oreste Baratieri, lascia gli accampamenti di Sauria muovendo su tre colonne denominate Dabormida, Albertone e Arimondi dal nome dei generali che le comandano. Al seguito del quartier generale, che marcia con la colonna Arimondi e comprende 140 uomini fra carabinieri, zaptiè e ascari di cavalleria, si nota un gruppetto di muli con un carico di apparecchiature fotografiche controllate attentamente dal maestro fotografo, il signor Ledru Mauro di Messina, con bottega in via della Posta n. 27. Insieme a lui viaggia l’amico Luigi Bocconi, un ricchissimo avventuriero milanese armato da carabina a ripetizione Winchester mod. 1873. Durante la marcia Ledru si aggrega alla brigata Dabormida nella speranza di entrare in contatto col nemico. Verso le 10 (a quell’ora si era già consumata la tragedia della brigata Albertone e delle batterie «siciliane»), giunge finalmente notizia che l’avanguardia è severamente impegnata dalle Rande di Ras Mangascià. Dabormida decide perciò di far avanzare celermente due battaglioni al comando del colonnello Ragni.
Felice di potere finalmente realizzare un eccezionale reportage fotografico di guerra, Ledru si unisce ai due battaglioni insieme al Bocconi che viceversa spera di mettere alla prova la sua micidiale carabina.

Ledru tuttavia non si spinge nel vallone di Mariam Sciavitù, al centro del quale prende posizione il reggimento Ragni. Preferisce fermarsi sul monte Bellah dal quale si domina il campo di battaglia. Bocconi invece segue il reggimento. Lo ritroviamo infatti impegnato a sparare «di gran gusto come se fosse stato al tiro». Il colonnello Ragni possandogli accanto gli ordina di fare un fuoco cadenzato come gli altri soldati. Ma il Bocconi protesta di non essere militare e di avere il diritto di sparare a suo piacimento. E poiché non gli è permesso si allontana per aggregarsi al reggimento Airaghi. Intanto Ledru, aiutato dai portatori eritrei piazza la sua macchina sul cavalletto e scatta preziose fotografie della battaglia che incalza a qualche centinaio di metri. E sicuramente già assapora la gloria universale che quelle lastre gli daranno: mai nessuno aveva infatti fotografato una battaglia tanto da vicino e in condizioni così favorevoli di luce perché il monte Bellah, su cui era piazzato Ledru, si trovava ad est del campo di battaglia ed essendo le ore antimeridiane, il sole stava dietro la macchina.

Ma la gioia del fotografo non dura a lungo. Verso le 13 la valanga nera degli Scioani sembra muoversi paurosamente verso est, cioè verso di lui. Intanto Bocconi, chino sotto un sicomero, spara all’impazzata incurante dell’avvicinarsi del torrente nemico. Qualcuno cerca di farlo ritirare, ma il giovane milanese non si muove di un palmo fino a quando non viene inghiottito dalla massa n/emica e tagliato a pezzi insieme ad altri soldati.

Non appena si avvede che i battaglioni italiani sono circondari e che gli Scioani avanzano velocemente verso il monte Bellah, Ledru disarma precipitosamente la macchina e fugge verso il vicino monte Esciasciò. dove successivamente viene trovato il trespolo sfasciato. La perdita fu irreparabile.

Fortunatamente Ledru aveva lasciato a Massaua molte foto scattate nei tre mesi precedenti. Fra le altre quella del suo amico tenente Emilio Ainis della 4. batteria «siciliana», ritratto con il capitano Masotto e altri due ufficiali.
Ledru era staio in Africa nel gennaio 1885 col primo corpo di spedizione italiano che aveva occupato. Massaua. Di quel primo viaggio aveva donato al re Umberto un album di fotografie a soggetto etno-antropologico. Dopo Adua non tornò più in Eritrea e forse non ne ebbe il tempo. Morì infatti ai primi di marzo del 1901.

Bruno Villari

 Parentesi anno I n.0 dicembre/1988/gennaio1989

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